La globalizzazione ha cambiato la geografia economica del pianeta con l’aggregazione di Stati attorno ad un Paese più forte. E’ classico il caso dell’Ue dove il blocco dei Paesi del Nord Europa, con la Germania in testa, detta gli indirizzi di politica economica a tutto il continente. Analogo è il caso degli Stati Uniti che, con 11 altri Paesi dell'area Asia Pacifico, hanno recentemente siglato l’accordo commercialeTpp (Trans-Pacific Partnership) e stanno definendo con l'Ue l'accordo di libero scambio Ttip, Trattato Transatlantico su Commercio e Investimenti.

Il Ttip fa parte di un processo non nuovo, per molti aspetti fisiologico nella globalizzazione e che prevede che si instauri tra gli Stati che hanno sottoscritto il Trattato (Stati Uniti e Paesi europei) una sorta di cooperazione regolatoria diretta a far convergere le normative dei singoli Paesi, per quanto riguarda gli scambi commerciali e non solo, nella direzione che è più utile per il Paese egemone. Le implicazioni sottese al Ttip vanno, dunque, ben oltre gli effetti economici rappresentati da maggiori scambi commerciali e maggiori investimenti e riguardano la regolamentazione dei mercati, l'impatto ambientale, gli standard lavorativi e, in generale, gli equilibri geopolitici.

I punti base dell'accordo

Gli elementi caratterizzanti dell'accordo vanno dalla liberalizzazione dell’accesso al mercato con l’eliminazione delle barriere non tariffarie (quelle tariffarie, ovvero i dazi praticati sono già relativamente bassi) a una più stretta convergenza normativa soprattutto per quanto riguarda gli standard in materia di sicurezza e di salute passando per un meccanismo di risoluzione delle eventuali controversie tra Stato e investitori che bypassa i tribunali nazionali.

Sono proprio le barriere non tariffarie e la loro eliminazione il cuore del TTIP. Infatti, l’entità degli scambi comporta ancora costi rilevanti proprio per queste barriere, ovvero per quelle misure di politica commerciale che rendono l’accesso al mercato nazionale più difficile per le aziende estere, come le quote all’importazione o gli ostacoli amministrativi e normativi.

Il Ttip prevede un'armonizzazione delle legislazioni dei vari Paesi aderenti e l'accettazione reciproca delle diverse norme. Nel caso delle norme sulla qualità e sulla sicurezza dei prodotti il rischio è, con l'armonizzazione, un abbassamento generale dei livelli di qualità e sicurezza. Ciò soprattutto nell'agro-alimentare dove l’Europa è, in generale, su posizioni molto più attente alla tutela del consumatore rispetto agli Stati Uniti. Negli USA un prodotto viene considerato comunque sicuro fino a quando non si dimostra il contrario. In Europa, invece, vige il principio di precauzione che permette di reagire rapidamente di fronte a un possibile pericolo per la salute. Infatti, nel caso in cui i dati scientifici non consentano una valutazione completa del rischio, il ricorso a questo principio consente, ad es., di impedire la distribuzione di prodotti che possano poi rivelarsi pericolosi.

S'intende: le eccezioni ci sono, si veda il caso Volkswagen; poi, eccezioni a parte, le dinamiche sono diverse a partire da quella occupazionale .

Infine, il meccanismo di risoluzione delle controversie tra Stato e investitori privati garantisce a questi ultimi il diritto di citare in giudizio gli Stati se vedono i loro investimenti a rischio se sopravviene un cambiamento nelle norme rispetto a quanto inizialmente definito nell’accordo commerciale. Di qui il rischio che le aziende private, minacciando la richiesta di elevati risarcimenti per danni, possano influenzare indirettamente la politica dei governi nazionali.