Secondo una ricerca effettuata dalla neo società di brokeraggio irlandese Willis Towers Watson (39 mila dipendenti distribuiti in più di 120 Paesi, con fatturato pari a 8,2 miliardi di euro), l'Italia ha il primato del Paese con le retribuzioni più basse d'Europa. Che nel nostro Paese non ce la passassimo bene, diciamolo, non è proprio una novità, e come al solito a ribadirlo è un'indagine effettuata in ben 15 Paesi europei. La classifica stilata vede l'Italia nelle ultime posizioni, con salari d'ingresso che si aggirano intorno ai 27 mila euro annui.

L'indagine ha messo a confronto la situazione retributiva in ben 15 Paesi europei, in cui si sono prese in considerazione anche ricerche di mercato su retribuzione e benefit inerenti ben 50 diverse posizioni organizzative.

Italia fanalino di coda. Dato che riconferma quello del 2014 e che vede alla penultima posizione la Spagna, con ben 12 punti di differenza rispetto al Belpaese. La classifica delle posizioni dei manager italiani sembra essere migliore, con una media di 71 mila euro annui, superando Francia, Svezia, Finlandia e Spagna. Per quanto riguarda i middle management si segnala il 4°posto ottenuto dal Regno unito chè è al 12° per i livelli di ingresso.

La Svizzera conferma i primati degli anni passati.

Tra i primi posti anche i Paesi scandinavi, oltre che alla Germania che sale al 4° posto per i salari d'ingresso, pari a 47 mila euro annui e al 3° posto per quelli intermedi. Oltre ai salari, l'indagine, grazie alle rilevazioni del peso fiscale e del costo della vita, fornisce previsioni sul potere d'acquisto dei lavoratori.

Da questa ricerca emerge che le retribuzioni dei giovani inglesi sono più alte, complice il minor carico fiscale.

Ma anche in questo caso la Svizzera svetta nelle classifiche. Gli svizzeri detengono quindi di impiegati meglio inquadrati, con salari superiori del 20%. E nonostante l'imposizione fiscale e il costo della vita, gli svizzeri hanno il più alto potere di acquisto tra i Paesi del vecchio continente.