Il riferimento all'anno precedente, nel mondo del lavoro, è il termine di paragone per determinare lo sviluppo conseguito in un certo periodo. In Italia, in termini economici, rispetto ai 12 mesi appena trascorsi, possiamo fare un bilancio positivo: per l'occupazione + 96.000 assunzioni; i disoccupati si riducono di 136.000 e la disoccupazione degli under25 scende di 2,4 punti percentuali. Escludendo studenti ed inattivi, un giovane su dieci è disoccupato. Se poi la ricerca la riferiamo a febbraio rispetto a gennaio 2016, viene fuori un aumento della disoccupazione dello 0,1%, poca cosa, ma non gradevole.
La riduzione degli sgravi contributivi ha portato negli ultimi due mesi un rallentamento nelle assunzioni.
Diminuisce il costo del lavoro
Durante l'anno 2015 in Europa, il costo del lavoro ha subito un aumento medio del 2%, con la eccezione dell'Italia, in controtendenza dello 0,50%, con un costo medio orario stimato di €.28,10 e di Cipro dell'1%, con costo orario di €.15,60%. All'interno della comunità europea vi sono sproporzioni sul costo del lavoro: si parte dalla Bulgaria con un costo medio orario di €.4,10,fino alla Danimarca in cui il costo medio orario raggiunge €.41,30. Sicuramente molte cose sono migliorate, in virtù delle riforme che hanno aiutato ad invertire la tendenza manifestatasi durante la crisi, come sopra accennato, ma manca tanto ancora per dire che le cose vadano bene.
Maggiore sostegno alle imprese
I sintomi sono positivi, ma bisogna insistere sul sostegno economico (finanziamenti) alla macchina produttiva, che trova ancora difficoltà per sviluppare i progetti di modernizzazione, necessari per essere competitivi. Si tratta di un tema che non ha colore politico. L'ostacolo principale quindi è dotare gli operatori dei capitali necessari per la produzione.
Esiste poi il problema 'deflazione', che l'Europa ha programmato di combattere, facendo leva su finanziamenti alle imprese. A parte il piano Junker, che pure va nella giusta direzione, ma non ha la forza sufficiente per correggere la deflazione, esiste invece il piano della BCE, che ha calibrato l'efficienza ed ha la capacità di produrre inflazione fino al 2%, eliminando così la deflazione.
L'Europa, con molta lentezza, comincia a muoversi, arrivando sempre fuori tempo massimo. Parafrasando il detto 'chiude il cancello quando i buoi sono scappati'.
Uno dei punti fermi per perseguire lo sviluppo è quello dinon mollare, ed insistere sulla strada giusta, una volta intrapresa. Guai a gettare la spugna, e smettiamola col disfattismo, che non fa bene a nessuno, specialmente a chi lo propaganda. È un nostro dovere preparare un domani migliore per i nostri figli.