Il tema della proprietà privata dei mezzi di produzione e quello dell'esproprio forzato delle aziende per motivi di pubblica utilità, in Italia ormai non viene più proposto sul piano politico ed economico da qualche decennio. Questo temainveceera stato affrontato e dibattuto fino agli anni Settanta. Si trattava di una della rivendicazioni storiche della cultura socialista e comunista, non certo solo in Italia:socializzare i mezzi di produzione e renderli a piena disposizione dei lavoratori che li utilizzano davvero. In particolare quando i proprietari privati non li utilizzano per il benessere collettivo, ma anzi contro il bene di una comunità.
Negli ultimissimi anni il tema era tornato di attualità solo riguardo ai "beni comuni" (acqua in particolare), con importanti contributi di giuristi intervenuti sul tema.
D'accordo, forse l'abbiamo presa un po' troppo larga e abbiamo volato un po' troppo alto, ma oggi una proposta molto simile è arrivata addirittura dal mondo del calcio.
L'esproprio delle società che non fanno l'interesse pubblico
Il grande caos delle ultime settimane nella società calcistica del Pisa, squadraneopromossa in Serie B ma che ha avuto notevoli problemi societari e con migliaia di tifosi mobilitati da ormai quasi un mese contro la dirigenza affinché essa venda la società, ha portato oggiil presidente dell'Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi a fare una dichiarazione simbolicamente molto importante.
L'ex centrocampista della Nazionale ha infatti detto:"ci vorrebbe una sorta di esproprio forzato delle società di calcio quando la situazione è ingovernabile, essendo una iniziativa privata siamo in balia delle decisioni che non arrivano e non si sa se arriveranno".
Per la prima volta da anni qualcuno pare aver scostato un velo e ha affermatouna cosa che nessuno aveva avuto il coraggio di dire:la proprietà privata, vista come un totem inviolabile che permette a qualcuno di disporre in modo arbitrario di un bene o servizio, è un grosso limite rispetto alla vita sociale di una collettività.
In parte anche la Costituzione Italiana nell'articolo 42 lo accenna: "La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale." E ovviamente la legge ordinaria prevede molte possibilità di farlo, anche se ovviamente non certo per quanto riguarda una società di calcio.
Detto questo, è però il carico simbolico della proposta che è bene rimarcare.Un esponente del mondo del pallone, ex calciatore, si ritrova (forse involontariamente) ad avere posizioni economiche e sociali più avanzate di tanti politici e sindacalisti, che da anni hanno lasciato nel cassetto la "pubblica utilità", consentendo invece sempre ai proprietari di fare il bello e il cattivo tempo nella gestione delle proprie aziende. E a suo modoTommasisi è ritrovato a fare una proposta economica choc che sarà presa forse come un'assoluta bestemmia da parte dei grandi padroni del mondo del pallone e non solo.
Chiaramente questo discorso dovrebbe essere esteso a ben altri temi di pubblica utilità, come le aziende che licenziano o che inquinano, magari dopo aver avuto per anni contributi pubblici.
E lì davvero la legge darebbe alle istituzioni anche le possibilità giuridiche per espropriare situazioni aziendali particolari, magari dando la possibilità ai lavoratori chenon hanno nessuna colpa dell'andamento aziendale, di continuare a portare avanti la propria attività.
Ma intanto nella città di Pisa, e non solo, in questi giorni in tanti se lo chiedono: la proprietà privata è davvero intoccabile?