Vivere senza spendere un europer fare la spesa, unendoilrisparmio economico alla finalità etica di non contribuire allo spreco alimentare tipico dell'economia moderna. Questa è la filosofia che ispira il cosiddetto freeganismo. Un movimento diffuso già da molti anni in particolare negli USAma che si sta diffondendoanche in Italia.

Il termine freegan è acronimo delle parole free (libero e gratuito) e vegan (alimentarsi senza prodotti animali). Anche se molti freegani, specie quelli non organizzati, non sono per forzavegani o vegetariani, ma si limitano a mangiare tutto ciò che riescono a recuperare gratuitamente.

In sostanza si tratta di "vivere di rifiuti", ma non delcontenuto indifferenziato dei cassonetti dell'immondizia, quanto invece di beni considerati rifiuti nel mondo commerciale ma in realtà ancora buoni, come ad esempio ciò che viene gettato dai supermercati perché quasi inscadenza o perché la confezione è danneggiata.

Cosa è il freeganismo

Wikipedia definisce il freeganismo come "uno stile di vita anticonsumista in cuisi utilizzano strategie alternative basate sulla partecipazione limitata all'economia convenzionale e sul minimo consumo di risorse".

Il sito internet USAwww.freegan.info spiega le finalità del movimento: "Utilizziamo strategie alternative per vivere basate sulla partecipazione limitata all'economia convenzionale e il consumo minimo di risorse.

Dopo anni di tentativi di boicottare i prodotti da aziende non etiche, responsabili di violazioni dei diritti umani,didistruzioni ambientali e di abusi su animali, ci siamo resiconto che il problema nonsono alcune aziendema l'intero sistema stesso. Freeganismo è il boicottaggio totale di un sistema economico in cui il profitto ha eclissato l'etica e dove i modi di produzione fanno sì che tutti i prodotti che acquistiamo hanno impatti negativi sulla società.

Così, invece di boicottareun'azienda per sostenerne un'altra, noi evitiamo per quanto possibile di acquistare qualsiasi cosa".

Come si vive senza fare la spesa

Abbiamo intervistato Marco (nome di fantasia), un giovane che vive a Roma e che da due anni è"freegano",ci ha spiegato come vive ."Io faccio freeganismo da solo, non mi coordino con nessun gruppo.

Sono da annivegetariano ma non vegano e molto sensibile contro tutti gli sprechi. Sonopassato al freeganismo quando sono andato a vivere da solo. Ma lo faccio anche per difendermi dalla crisi economica e risparmiare sulla spesa, la quale per me è diventata ormai un ricordo. Sono precario e il mio stipendio va interamente nell'affitto, ma almenonon ho spese alimentari. Come? La sera la chiusura deisupermercati faccio un giro attorno ai cassonetti a loro riservati, dove i magazzinierihanno da poco gettato merce che magari fino a un'ora prima era in vendita. Spesso è cibo che scade uno o due giorni dopo e e viene buttato. Si trovano biscotti, pane, frutta, verdura, formaggi e dolci, il tuttoancora confezionato.

Chiariscoche non sono certoun "barbone", lavoro e vivo in una casa, mi vesto bene. Perònon voglio alimentare un mercato basato sullo spreco e ne approfitto per risparmiare. E' tutto perfettamente legale, sono cose che andrebbero al macero. Credo che se la crisi economica continua sempre più persone inizieranno a vivere così".

Gli sprechi alimentari in Italia

Secondo variestatistiche in Italia inun anno si sprecano 146 kg di cibo a testa, ovvero 1,3 miliardi di tonnellate. Tale quantità potrebbe soddisfare il fabbisogno di 3/4della popolazione italiana: oltre44 milioni di persone.

Sul temail Parlamento italiano ha recentemente varatouna nuova legge, volta più che altroa incentivare i donatori (aziende, supermercati, enti pubblici) di cibo inutilizzato.

Norma assai più timida di quella invece approvata in Francia, dove anziché sull'incentivo si punta sulla "repressione": sono infatti previste multe fino a 75.000 euro e addirittura condanne fino a 2anni di carcere per i proprietari dei supermercati che gettano ciboancora buono.