Sarebbero 6 i miliardi di euro depositati in fondi presso alcune banche della Svizzera che ne hanno disposto il blocco in attesa che i legittimi proprietari decidano di avventurarsi nel loro recupero. Una vera e propria fortuna, che gli esperti in materia considerano sottostimata, e su cui gli istituti di credito svizzeri continuano a incassare ricche commissioni. Ma quello che appare come una lunga e complessa procedura per il loro recupero da parte dei proprietari non rappresenterebbe il vero nocciolo della questione, in realtà legato alla reale provenienza dei fondi.

Capitali provenienti da saccheggi, truffe e regimi dittatoriali

Il tesoro che giace nelle banche svizzere nasconde le situazioni più disparate e legate soprattutto a traffici illeciti e a denaro proveniente da operazioni di dubbia moralità. I soldi depositati infatti sono spesso parte di capitali sottratti in maniera illegale alla popolazione da ex dittatori, come Moubarak, spodestato dopo la rivolta, e Yanukovich, ex presidente dell’Ucraina, solo per citarne alcuni.

In particolare si apprende che la fortuna di Moubarak e della sua famiglia ammonterebbe a 551 milioni di dollari, sottoposti a sequestro dal 2011 quando egli venne scalzato dalla carica e arrestato, mentre per Yanukovich il tesoretto sarebbe di 70 milioni di dollari.

Tra i capitali dormienti anche quello dell’italianissima Eni, che ha depositato in Svizzera ben 100 milioni di euro, bloccati dal 2015, e quello del nigeriano Sani Abacha, 321 milioni di dollari, militare salito al potere con un colpo di stato nel 1993 e morto da ormai 18 anni.

Il brasiliano Petrobras, al centro di uno scandalo Fifa per appropriazione indebita, risulta proprietario invece di 800 milioni di euro, bloccati anch’essi insieme agli altri.

Mediaset ha sbloccato i propri

Nell’elenco dei capitali congelati non rientrano più quelli di Mediaset, consistenti in circa 100 milioni di euro e sbloccati di recente ma dopo un lungo iter procedurale durato 11 anni. Le procedure di recupero di quelle fortune, come spiega l’avvocato Paolo Bernasconi cui si deve la legge svizzera in materia di riciclaggio denaro, sono lente e difficoltose a causa del modus operandi della magistratura svizzera che, prima di poter procedere al rilascio delle somme, aspetta gli esiti di eventuali processi in terra straniera.

E di quelle fortune che tornano finalmente a casa, la Confederazione elvetica si accerta che il denaro venga utilizzato a beneficio di cittadini i cui paesi risultano ancora a rischio corruzione. Quanto alle commissioni sui fondi, quelli rimangono in Svizzera.