Non sempre le novità cambiano la sostanza delle cose. E’ il caso del decreto fiscale (DL 193/2016) già convertito in legge che ha previsto la soppressione di Equitalia e l’eliminazione degli studi di settore.
Eliminazione di Equitalia?
In realtà la società Equitalia non sarà soppressa ma, come abbiamo già avuto modo di vedere in un precedente articolo, sarà solo trasformata (acquisita) in ente pubblico ovvero nell’Agenzia delle Entrate e nell’INPS. Le modalità operative resteranno le medesime a quelle precedenti esercitate da Equitalia (anche il personale sarà lo stesso).
Insomma, non una vera eliminazione come molti contribuenti speravano, ma, semplicemente, una acquisizione da parte di un Ente già esistente.
I "nuovi studi di settore"
Stessa sorte sembra essere riservata ai tanto odiati studi di settore trasformati in indici di compliance o indici sintetici di affidabilità.
Gli studi di settore, introdotti nel lontano 1989 (art. 11 Dl 69/89), crearono la nozione di congruità dei ricavi in relazione ai singoli elementi di costo prevedendo gravose sanzioni penali in caso di omesse o false dichiarazioni dei dati rilevanti.
La formazione ed il funzionamento dei vecchi studi di settore
Nel 1993 (art. 62 bis del decreto n. 331) tali studi di settore vennero formulati, con l’ausilio delle categorie di professionisti, allo scopo di agevolare gli accertamenti fiscali e determinare i coefficienti presuntivi (dei ricavi).
L’art. 10 della L. 146/98 stabilì il numero dei periodi di non-congruità da considerare alla base dello studio, nonché la possibilità di attestare le cause giustificative in caso di non adeguamento dei ricavi e dei compensi determinati in base agli studi stessi.
Anche la giurisprudenza, del resto, ha avuto il suo ruolo nello stilare la disciplina degli studi di settore: gli studi, di per sé, non possono determinare automaticamente l’accertamento (salvo casi di eclatante sproporzione) senza il preventivo contraddittorio con il professionista.
La nuova riforma e gli indici di coerenza
Pertanto, oggi, con i nuovi indici di affidabilità, dovrebbero venir meno gli accertamenti in automatico. I nuovi indici dovrebbero avere la natura di indici di coerenza, insomma “sintetici” a differenza del carattere “analitico” dei vecchi studi di settore.
In realtà non vengono meno gli indici automatici (cluster) di riferimento che venivano sviluppati per ciascun contribuente, ma saranno sostituiti da un questionario, una comunicazione molto simile a quella degli studi di settore, ma più semplice.
La novità consiste nel carattere premiale della riduzione dei tempi di accertamento e per i contribuenti più virtuosi l’esclusione dall’accertamento, possibilità già prevista in precedenza per chi era ampiamente congruo e coerente.
La nuova normativa sarà applicata dal 2017. Si spera che i nuovi indici saranno pubblicati prima del termine del periodo d’imposta e che resteranno gli stessi per diversi anni proprio al fine di realizzare un’adeguata compliance.
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