La Procura di Parigi lo scorso 5 gennaio 2018 ha aperto un'inchiesta contro Apple per i reati di truffa e obsolescenza programmata. A rivelarlo ai media transalpini è stata una fonte interna alla Procura che, ovviamente, ha voluto rimanere anonima. Quest'ulteriore tegola, che si abbatte sulla società di Cupertino, non promette nulla di buono dal punto di vista delle conseguenze sui risultati economici futuri. L'apertura dell'inchiesta fa seguito ad una denuncia contro la società della mela morsicata da parte di un'associazione dei consumatori francese, precisamente la Halte à l'obsolescence programmée.

La notizia, poi, arriva dopo che la stessa Apple, sul proprio sito, ha pubblicato una lettera di scuse indirizzata ai propri clienti per i diversi disagi subiti a causa dei rallentamenti delle batterie di diversi iPhone.

I guai di Apple

Ultimamente la società californiana sembra entrata nell'occhio del ciclone. Infatti, come abbiamo messo in evidenza in un nostro articolo, non sono solo stakeholders esterni a creare difficoltà in questo momento. Di recente due grandi azionisti della società di Cupertino, lo Jana Partners e il Fondo pensione degli insegnanti californiani Calstrs, hanno scritto una lettera in cui esortano il management dell'azienda a prendere urgenti provvedimenti contro la dipendenza da smartphone, che potrebbe rendere i giovani utilizzatori dell'IPhone dei veri e propri drogati.

Cosa rischiano la società e il management

L'inchiesta contro Apple potrebbe pesare, e anche molto, sulle tasche degli azionisti. Infatti, in Francia è in vigore una norma, la cosiddetta legge Hamon, che prevede pesanti sanzioni nei confronti delle aziende che deliberatamente adottino comportamenti o metodologie volte ad accorciare artificiosamente la vita utile del propri prodotti a danno dei consumatori.

Da quanto è dato sapere, la società rischia di pagare un'ammenda fino al 5% del proprio fatturato annuale. E nel caso specifico di Apple si tratta di miliardi di dollari. Mentre, per quanto riguarda il management, il rischio è quello di una pena detentiva fino a 2 anni di carcere. Per non parlare del contraccolpo che un'eventuale condanna avrebbe sul valore delle azioni a Wall Street, ripercuotendosi poi su milioni di piccoli azionisti.

Ingenti potrebbero essere i danni anche dal punto di vista occupazionale. Anche perché l'accusa di truffa e obsolescenza programmata si basa su un'ipotesi di inganno deliberato da parte dell'azienda. Quindi, da un punto di vista reputazionale, questa nuova inchiesta potrebbe rivelarsi un vero e proprio terremoto.