I dati rilasciati oggi dal Dipartimento del Commercio sulla crescita del prodotto interno lordo statunitense nell'ultimo trimestre del 2017 dicono +2,6%. Si tratta di una percentuale che può far invidia, vista dall'Italia, dove per l'anno scorso è stato previsto un +1,5% complessivo, ma che manca l'obiettivo del 3% fissato dal presidente Donald Trump, intervenuto oggi al World Economic Forum di Davos. Un piccolo rallentamento che, fa notare Business Insider, "rovina" quello che sarebbe stato il più alto numero di crescite trimestrali consecutive superiori al 3% dal 2005, ma che non mette in discussione lo stato di salute dell'economia americana.
Basti pensare che la spesa al consumo, la componente del Pil che più contribuisce all'economia nazionale, ha segnato un poderoso +3,8% nel periodo ottobre-dicembre 2017, il dato più alto da oltre un anno. Un dato spinto in alto anche dalla più alta spesa nel periodo natalizio registrata da diversi anni a questa parte. Insomma, tutti segnali di ottima salute per l'economia a stelle e strisce.
Trump a Davos: "America First" non significa "America Alone"
Dati che arrivano nella giornata in cui il presidente statunitense parla a Davos, all'annuale meeting del World Economic Forum. Trump si è rivolto a una platea che nei giorni scorsi aveva applaudito chi, come Angela Merkel, tra gli altri, ha più o meno apertamente criticato il nuovo corso americano, in particolare l'isolazionismo mostrato in ambito economico.
Forse anche per questo ha lasciato a Washington i toni duri riservati alla globalizzazione in campagna elettorale e in altre circostanze, senza però rinunciare al suo ormai proverbiale America First. "Come presidente degli Stati Uniti - ha detto - metterò sempre l'America al primo posto, come gli altri leader mettono i loro paesi al primo posto.
Venite in America. Io credo nell'America e la metterò sempre al primo posto. Ma non significa America Alone. Invitiamo gli altri leader a proteggere gli interessi dei loro cittadini come lo facciamo noi".
Un Trump insolitamente conciliante dunque, che se da un lato non ha rinunciato ad alcuni suoi cavalli di battaglia (come l'intolleranza contro "pratiche commerciali scorrette") dall'altro ha voluto sottolineare come gli Stati Uniti siano pronti a stipulare "accordi bilaterali", favorevoli a entrambi i contraenti.
Dichiarazioni che seguono la clamorosa apertura dei giorni scorsi a un possibile rientro degli Stati Uniti nel Tpp, l'accordo commerciale che lega diverse economie di sud e nord America e dell'Asia, voluto da Obama ma platealmente stracciato da Trump tra i primi atti da presidente.
Il discorso del 45° inquilino della Casa Bianca si è poi concentrato molto sui risultati economici raggiunti da Washington durante il primo anno della nuova amministrazione: 7.000 miliardi di dollari creati in borsa, nuovi posti di lavoro e il taglio delle tasse per le imprese dal 35 al 21% che ha portato bonus per i dipendenti fino a 3mila dollari. "Non c'è mai stato un momento migliore per investire in America", ha sottolineato il presidente, volendo dare l'immagine di un Paese aperto al mondo. L'accoglienza della platea è stata però freddina, secondo quanto riportato dall'Ansa.