Sono passati quattro giorni dall'introduzione della legge relativa ai sacchetti biodegradabili, ma c'è un enorme caos sui social network perché si capisce ben poco sulla nuova norma. Ciò che genera confusione è principalmente il fatto che non si sa se il consumatore è obbligato ad usare solo i sacchetti ecologici per pesare le merci sfuse. Dunque, vediamo di fare più chiarezza.
A difendere la norma sono, ovviamente, gli ecologisti, il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti e il sindacato dei chimici Filctem.
Sui social network, invece, si è espresso il resto dell'Italia che sembra essere molto contrariato.
L'Ex Premier, Matteo Renzi, ha replicato su Facebook spiegando che il Governo non ha fatto altro che applicare la normativa Europea che già esisteva.
Sacchetti biodegradabili per ridurre l'inquinamento
Il problema nasce dal fatto che i mari che circondano i paesi nel mondo che non riciclano la plastica sono pressoché saturi di rifiuti. Lo stesso discorso vale anche per gli oceani. La presenza dei sacchetti ecologici è pressoché minima e a sporcare i mari sono proprio le plastiche emesse dai tessuti dei classici sacchetti neri. A incidere sull'inquinamento sono le microplastiche derivanti dai lavaggi delle lavatrici, o i copertoni degli pneumatici.
L'obbligo relativo all'utilizzo dei sacchetti introdotta dalla direttiva europea è praticamente simile a quella già vigente in Italia da anni dove le buste biodegradabili sono a pagamento.
Addirittura, l'Italia fu accusata dall'intera Europa proprio per questo limite. Perché imponendo i sacchetti biodegradabili si limitava la libera circolazione delle merci perché non tutte le merci provenienti dall'estero erano dotate di imballaggi ecologici.
Sebbene all'inizio partì una vera e propria denuncia, con il passare dei mesi, l'Europa si è resa conto che era meglio adeguarsi ai canoni italiani.
La normativa europea, chiamata 2015/720 è proprio sagomata seguendo i principi della legge italiana, tuttavia l'Italia aveva anticipato tale scelta senza effettuare l'atto formale.
La direttiva europea, inoltre, non impone le regole sui sacchetti leggeri, anzi dà la totale libertà ai singoli paesi. Un estratto della legge, infatti, spiega: "Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron («borse di plastica in materiale ultraleggero») fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi".
Dunque, per la Comunità Europea, le aziende possono tranquillamente pesare le merci con i sacchetti non biodegradabili.
Esenzioni sui sacchetti biodegradabili
La norma non fa riferimento ai piccoli imballaggi, dunque non riguarda le bustine della farmacia o i sacchetti usati dal salumiere per mettere il pane o i salumi.
Altri tipi di buste esenti da tale norma sono quelle buste ultra-spesse che servono a garantire l'igiene degli alimenti: ad esempio i sacchetti di polietilene da 30 micron per il confezionamento del pane.
Inoltre la norma prevede che i sacchetti devono sgretolarsi a contatto con l'acqua. Devono essere composti da materie prime rinnovabili al 40%, e il restante 60% di materiali derivanti dal petrolio.
Nel 2020, la percentuale di materiale sarà 50-50, mentre nel 2021, la materia prima rinnovabile salirà al 60%.
La legge inoltre fissa anche l'obbligo di acquisto da parte del consumatore: non c'è un prezzo indicato, ma l'importante è che l'acquirente deve sborsare un minimo di denaro.
Il prezzo deve anche essere segnato sullo scontrino. Come se non bastasse, uno studio ha rilevato che non sempre la busta ecologica si scioglie velocemente: ad esempio nel mar Adriatico lo smaltimento avviene alla stessa velocità della plastica normale.