Lo scontro generazionale sul mercato del lavoro è una piaga sociale e al tempo stesso una realtà che blocca l'innovazione e la competitività delle imprese italiane. Giovani contro anziani: all'interno delle stesse famiglie, e ormai senza distinzioni geografiche tra regioni più avanzate e meno evolute del Paese. L'accordo siglato in questi giorni tra Farmindustria, Federchimica e sindacati dimostra concretamente che la volontà e la chiarezza degli obiettivi sono sempre superiori alla vecchia burocrazia incrostata delle logiche governative italiane.
Accordo siglato tra Farmindustria, Federchimica e sindacati
Le politiche fondate esclusivamente sull'età pensionabile, sia nel settore privato che nel pubblico, sono lontane da una visione economica dello sviluppo del Paese: solo un ceto politico alla deriva può pensare ad una ripresa economica improntata sullo spreco delle risorse umane più fresche e motivate dalla forza di costruire il proprio futuro. Non ha senso fare paragoni con l'età pensionabile di altri paesi, perché in Germania, in Inghilterra o negli Stati Uniti esiste comunque una politica economica mentre in Italia ormai da decenni il ministero dell'economia si è trasformato in una ragioneria generale dedita alla composizione di una 'Settimana enigmisitca' dei conti pubblici.
L'accordo siglato tra Farmindustria, Federchimica e sindacati, rappresenta una novità nel panorama del lavoro, mentre rimbalza nella campagna elettorale la polemica sulla riforma Fornero. E' un esempio di come si possa sbloccare il mercato del lavoro segnato dal conflitto generazionale, "con soluzioni che favoriscano l’ingresso dei giovani garantendo responsabilmente il ricambio generazionale e l’invecchiamento attivo dei lavoratori" come sottolinea il comunicato dell'accordo.
Il fondo bilaterale di solidarietà
Il Fondo Bilaterale di Solidarietà che verrà costituito - e gestito dall'Inps - interesserà oltre 230.000 lavoratori: è il primo nel suo genere in Italia, sia perché riguarda indistintamente tutti i lavoratori del settore, dirigenti inclusi, sia perché prevede un’uscita anticipata di cinque anni con tutte le garanzie.
I lavoratori giunti a -5 dalla data della pensione potranno ritirarsi volontariamente e percepiranno un assegno equivalente alla pensione stessa. La differenza tra quanto maturato dagli strumenti pubblici pensionistici verrà integrata dall'azienda. Ciò significa che non è vero - economicamente parlando - che i prepensionamenti sono un costo sociale, ma un investimento per l'innovazione e la competitività in un'ottica di ristrutturazione economica. E' stato definito "un approccio socialmente responsabile, dettato non da situazioni contingenti di crisi, ma dalla consapevolezza che servono strumenti concreti per affrontare i rapidi cambiamenti che la rivoluzione digitale e tecnologica impone, con l’inserimento di nuove figure professionali e di nuove competenze".
C'è da chiedersi se non sia giunto finalmente il momento di un salto di qualità del sistema imprenditoriale italiano, imprese e organizzazioni dei lavoratori, sull’esempio della Germania. Come è accaduto in questo caso, per il settore farmaceutico e chimico.