Fondata nel 1991, Trony è divenuto con gli anni uno dei negozi italiani specializzati nella vendita di elettrodomestici e prodotti elettronici più di successo. Al momento presenta ben 205 filiali dislocate sull'intero territorio italiano, ma ben 40 di esse si trovano in una situazione economica critica a tal punto da mettere a rischio il posto di lavoro di oltre 800 lavoratori. Il tutto è partito nel 2017 quando è stato dichiarato il fallimento per bancarotta fraudolenta della società EDOM S.p.A., all'epoca detentrice della licenza di Trony. A partire da questo momento, le sorti del brand sono decisamente cambiate fino ad arrivare ad oggi, dove non si parla d'altro se non della sua crisi.

Situazione difficile per Trony: il corso degli eventi

Rimane appesa ad un filo la sorte di ben 800 lavoratori dipendenti della famosa catena di negozi di elettrodomestici Trony, la quale negli ultimi mesi ha accumulato una serie di scelte operate dall'organo manageriale che non hanno fatto altro che aggravare ulteriormente la situazione. Le attuali condizioni, infatti, sono una mera conseguenza di investimenti errati e di una gestione della concorrenza non adatta alle condizioni di mercato; tutto ciò ha portato la DPS Group, nonché la società controllante del gruppo Trony, a ritrovarsi in sofferenza economica. Così, il 26 gennaio 2018 è stata ammessa alla procedura del concordato preventivo, con l'obiettivo di tentare di far tornare nella normalità le condizioni della società.

Nello specifico, il Tribunale di Milano ha fatto utilizzo del concordato preventivo in bianco, detto anche ''con riserva'' o ''prenotativo'': grazie a tale strumento, il debitore può presentare la documentazione necessaria entro un termine fissato dal Giudice, che può oscillare dai 60 ai 120 giorni e che può essere ulteriormente prorogato in presenza di giustificati motivi.

A partire da questo momento, quindi, la DPS Group è alla ricerca di un soggetto acquirente.

800 lavoratori di Trony a rischio

La procedura del concordato in bianco previsto per il gruppo Trony prevede anche che dal 24 Gennaio i lavoratori saranno pagati sulla base di quanto stabilito da Alfredo Haupt, commissario della DPS Group.

Per le mensilità precedenti, invece, i pagamenti sono stati bloccati al 20% della quota effettivamente spettante. Tralasciando per un momento il lato economico, vi è un altro aspetto che preoccupa in gran misura le rappresentazioni sindacali e di questo si è fatto portavoce Mirco Ceotto, segretario nazionale di Fisascat Cisl. In effetti, nel caso in cui i 40 punti vendita coinvolti nella grave crisi economica chiudessero i battenti, ben 800 lavoratori si troverebbero dinanzi ad un futuro incerto. All'incirca un mese fa si era parlato di un possibile acquirente per 15 negozi, ma fino ad adesso non è stato concretizzato ancora nulla, allarmando così i diretti interessati che potrebbero trovarsi senza lavoro da un momento all'altro.

Nella speranza che qualcosa possa smuoversi, i dipendenti dei punti vendita Trony stanno continuando a presentarsi sul luogo di lavoro ma vi sono degli impedimenti esterni che non consentono loro di continuare a svolgere le proprie mansioni: da dicembre, infatti, gran parte dei fornitori del gruppo Trony ha deciso di sospendere le consegne, evitando così di maturare crediti che, per mancanza di liquidità, potrebbero non essere sanati dalla catena italiana. Mancano dunque i prodotti da vendere e ciò non fa altro che aumentare lo stato di frustrazione dei lavoratori. Al contrario, un piccolo spiraglio si è aperto per soli quattro punti vendita, per i quali è stato indetto un incontro al Ministero del Lavoro con l'obiettivo di trovare una soluzione efficace e soprattutto tempestiva.