Luigi Di Maio l’ha promesso e ha continuato a ripeterlo anche dopo lo straordinario risultato elettore del suo Movimento: “Se diventassi io premier, il reddito di cittadinanza sarebbe la prima misura che adotterei". Sicuramente tale proposta è stata uno dei fattori che ha contribuito al successo di questa tornata elettorale. Ma non sono mancate le polemiche. Da molti il reddito di cittadinanza, infatti, è stato visto come una misura per avvantaggiare i disoccupati (o sfaticati) che così riceverebbero un assegno dallo stato pur non facendo nulla.

“Tutto profondamente sbagliato” ha invece assicurato Di Maio supportato anche dal suo “ministro ombra”, Pasquale Tridico, docente all’Università Roma 3 e designato dal leader dei 5 stelle come futuro ministro del welfare.

Ma cosa prevede il programma del Movimento 5 stelle per il welfare?

Innanzitutto è previsto un finanziamento per oltre 2 miliardi di euro per riformare i centri per l’impiego che oggi funzionano poco e male. Negli anni successivi, se sarà Di Maio ad essere premier, questi centri avranno un ruolo fondamentale per l’assegnazione del reddito e per l’effettiva ricerca di un lavoro. Il reddito di cittadinanza che ammonta a 812 euro al mese per un single disoccupato, e che sale a 1.706 euro al mese per una coppia con due figli, sarà soggetto a specifiche limitazioni.

In primis i soggetti che ne beneficiano si dovranno impegnare nella ricerca quotidiana del lavoro per almeno 2 ore giornaliere. Inoltre devono offrire allo Stato un impegno pari a 8 ore lavorative in attività socialmente utili. L’obiettivo è quello di formare le persone al lavoro in un tempo massimo di un anno terminato il quale potranno essere inserite con agevolazioni e incentivi nelle aziende.

In questo senso il reddito di cittadinanza è visto più come una sorta di autofinanziamento finalizzato alla formazione, insomma come una forma di investimento su se stessi. Quindi non semplicemente a persone che non lavorano, bensì a chi un lavoro lo cerca davvero, infatti il reddito andrà a diminuire col passare degli anni se il soggetto richiedente non trova occupazione.

Inoltre l’assegno viene totalmente abolito nel caso in cui il beneficiario rifiuti fino a tre lavori proposti dal centro per l’impiego a cui deve obbligatoriamente iscriversi.

Altre misure per il welfare

Oltre al reddito di cittadinanza, è previsto dal programma 5 stelle anche il “reddito minimo garantito condizionato alla povertà”, per esempio per i pensionati che prendono un assegno mensile di 400 euro. In questo caso verrà innalzato a 800 euro procapite. La riduzione dell’orario di lavoro che deve avvenire in maniera progressiva in parallelo alla riduzione della disoccupazione. E l’imposizione di un salario minimo che non deve essere inferiore alla soglia di povertà di 817 euro.

Ora non resta che vedere se il Governo a 5 Stelle prenderà realmente vita e se avrà quindi la possibilità di tradurre questo programma in realtà.