Quello dell'Acqua minerale è sicuramente un gran bel business in continua crescita nel corso degli ultimi anni, ma di certo non è un buon affare per lo Stato Italiano, almeno stando ai numeri che emergono da un rapporto del ministero per lo Sviluppo Economico sul settore. A fronte di ogni euro speso in canoni di concessione, le società operanti nel settore ottengono ricavi per 191,35 euro. Con riferimento ai dati del 2015, l’incasso totale per le amministrazioni pubbliche è stato di circa 18,4 milioni, vale a dire solo lo 0,68% del fatturato del settore dell’imbottigliamento delle acque minerali che nel 2015 è stato di ben 2,7 miliardi di euro.
Sorprendenti i dati economici di settore che emergono da un rapporto del Mise
Sono dati sicuramente sorprendenti quelli che emergono dal primo rapporto tematico sulle concessioni relative alle acque minerali e termali, pubblicato dal ministero dello Sviluppo Economico. Dati che non possono fare a meno di far sorgere al comune cittadino la seguente domanda: perché il governo non si occupa di far pagare un giusto canone ai colossi delle acque minerali?
Davvero eclatanti sono infatti i numeri che escono fuori dal rapporto del ministero dello Sviluppo Economico che nel suo studio ha preso in esame 295 concessioni per lo sfruttamento delle acque minerali e 489 per lo sfruttamento delle acque termali.
Dallo studio del Mise emerge con chiarezza che le società attive nel settore dell’imbottigliamento delle acque minerali conseguono ricavi dalle loro vendite pari a 191,35 euro a fronte di ogni euro che spendono per i canoni di concessione.
Quelle delle acque minerali è un business miliardario
Il business delle acque minerali ha generato nel 2015 introiti per le pubbliche amministrazioni pari a circa 18,4 milioni di euro, corrispondenti a meno dell' 1% (0,68 per cento) dell'intero giro d'affari del settore che per l'anno preso in esame (il 2015) è stato pari a ben 2,7 miliardi di euro.
Da tutto ciò, numeri alla mano, si evince che quello delle acque minerali non è sicuramente un buon affare per le pubbliche amministrazioni che ha detta di molti dovrebbero rivedere al rialzo i loro canoni di concessione su questo tipo di attività.
Ancora peggiore in termini percentuali è il dato, sempre del 2015, relativo ai canoni concessori corrisposti alle pubbliche amministrazioni per lo sfruttamento delle acque termali, che sono stati pari a circa 1,7 milioni di euro, vale a dire appena lo 0,1 per cento di quello che è stato il giro di affari complessivo del settore che ha fatto segnare nel 2015 un fatturato di circa 1,6 miliardi di euro.