L'economia è in ripresa, ma poi non così tanto. E' quanto certificano i dati ISTAT appena resi pubblici. Infatti, il nostro Paese continua a mantenere delle criticità che il prossimo Governo, che sia un esecutivo M5S - PD o di altro genere, dovrà necessariamente affrontare, e anche con una certa urgenza. Ecco quali sono i fattori principali che frenano una ripresa generalizzata secondo il rapporto Istat 'Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo'.

La questione meridionale

Più volte è stato detto che se non riparte il Sud del paese non riparte l'Italia.

E, in effetti, il rapporto dell'Istat certifica questo assunto. infatti, se da un lato, prendendo in considerazione il periodo 2015 - 2016, la quota di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà o, al massimo, al limite della stessa, è rimasta sostanzialmente stabile, ciò che è variato, secondo i dati Istat, è l'intensità del fenomeno. In pratica, sono aumentati i poveri assoluti, e questo indipendentemente dall'area geografica di riferimento.

Infatti, la fascia di popolazione in povertà assoluta è passata dal quasi 19% del 2015, a circa il 21% del 2016. Sorprendentemente, però, i poveri assoluti sono aumentati di più al Centro - Nord. Se si considera, poi, che la soglia di povertà assoluta varia da Regione a Regione in base a diversi fattori, come la dimensione e composizione del nucleo familiare o il Comune di residenza, si può capire la portata del problema.

Ecco perché viene preso in considerazione l'indice di povertà relativa che, per un nucleo familiare di 2 persone, senza figli, è fissato a poco meno di mille e cento euro. Aggregando i dati i soggetti poveri, nel periodo considerato, erano più di 8 milioni.

Il Fattore Lavoro

Non solo ma la disoccupazione, soprattutto giovanile, rimane un grave fardello.

E, anche in questo caso, il Sud è fortemente svantaggiato Infatti, in percentuale, secondo i dati del 2017, la disoccupazione giovanile è calata a poco meno del 35%, ma con forti differenziazioni regionali e di genere. Le donne, infatti, risultano notevolmente più penalizzate degli uomini. Tutto questo ha, come conseguenza diretta, il fatto che circa 7 milioni di persone soffrono, secondo l'Istat, di un grave disagio economico e si trovano in situazione di deprivazione per quanto riguarda le necessità fondamentali.

La maggior parte di costoro sarebbero concentrati soprattutto al Sud. Qui risiederebbero, infatti, circa 4 milioni e 500 mila individui in questa condizione. Il triplo di quanti, invece, sarebbero al Centro Nord, cioè poco meno di 3 milioni.

Le altre criticità

Ma non sono solo questi i punti deboli dell'Italia identificati dal rapporto dell'Istat. Altro tallone d’Achille sarebbe il lavoro nero che occupa quasi il 15% della popolazione riducendo notevolmente le entrate dello Stato e, quindi, rendendo più costosi i servizi per la collettività. Anche se, come fa notare l'Istat, nel periodo 2000 - 2015 il fenomeno del lavoro irregolare si è ridotto e, nello stesso tempo, concentrato in particolari settori come, ad esempio, l'agricoltura.

Continua, comunque, a rappresentare un grave handicap per la crescita economica italiana.

Altri problemi sono il crescente numero di giovani sotto i 29 anni che non studiano e non lavorano. La, cosiddetta, generazione Neet. Nel 2017, anche se in netto calo rispetto al passato, erano circa 2 milioni e 200 mila. Su quest'ultimo fenomeno, infine, potrebbe incidere anche la diminuzione della spesa pubblica per l'istruzione. Secondo i dati Istat, infatti, l'Italia è terzultima, insieme alla Bulgaria, dedicando a questo aspetto importante per il futuro della società, solo il 4% del Pil.