Il C.A.L. di Genova (Consiglio delle Autonomie Locali) si è riunito il giorno 11 maggio 2018 per portare avanti il percorso di confronto iniziato il 15 marzo 2017. Nel corso del dibattito, ci si è soffermati in particolare sul provvedimento D.D.L. n.191 del 10.04.2018, "Testo Unico in materia di prevenzione e trattamento del gioco d'azzardo patologico (GAP)". In seguito ad un attento esame del testo, è arrivata un'approvazione unanime da parte di tutte le forze politiche coinvolte (Leu-Pd-FI-Lega- FdI-Toti-Bucci-M5S-NcI), come dimostrato dal documento emesso da ANCI.

In particolare, sono stati analizzati vincoli e oneri, come ad esempio la lontananza minima richiesta ai vari esercenti dei giochi dai punti più sensibili e a rischio di influenza, ovvero scuole, palestre o chiese. Tra le proposte approvate, quella del presidente del consiglio comunale di Sanremo, Alessandro Il Grande, che mira ad escludere il divieto di pubblicità per i casinò; quella del vicepresidente vicario ANCI Liguria e sindaco di Serra Riccò Rosario Amico, il quale ha chiesto alla Regione Liguria di istituire strutture terapeutiche affinché i soggetti affetti da "ludopatie" possano soggiornarvi per brevi periodi di riabilitazione.

Respinta, invece, la proposta del sindaco di Celle Ligure Renato Zunino, in rappresentanza della presidente della Provincia di Savona, inerente l'eventuale inserimento di una norma transitoria che riguardasse anche le autorizzazioni preesistenti.

Italia "azzardosa"

Il Fisco italiano, in merito agli introiti legati al gioco d'azzardo, incassa il doppio di Regno Unito e Francia, mentre rispetto a Germania e Spagna, i guadagni sono addirittura superiori di ben quattro volte. L'Italia, dunque, si conferma come una sorta di "paese del paradosso": uno Stato che quasi certamente a breve verrà governato dalla Lega che ha preso la maggior parte dei voti al Nord, e dal Movimento 5 Stelle che, invece, ha sbancato al Sud; una realtà che sta affrontando un perenne stato di crisi che, però, al contempo spende più soldi proprio nei giochi d'azzardo.

Questo settore contribuisce allo 0,6% del Pil, grazie ad un gettito di circa 10 miliardi di euro e ad oltre il 2% delle entrate tributarie complessive.

Si tratta di dati che abbracciano tutto il 2016 (più altre stime più recenti), rilevati da un focus dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, l'Autorità indipendente dei conti pubblici.

L'incremento si è avuto soprattutto dal 2006 al 2010, passando da 6,7 a 8,8 miliardi di euro. Questo risultato è stato raggiunto anche in seguito agli elevati tassi di crescita (più alti del 17% annuo), e anche al via libera - a livello legale - di scommesse e puntate su piattaforme europee con licenze italiane su internet.

Dal 2011, il gettito si assestato sugli 8 miliardi. La ripresa della raccolta e le aliquote di tassazione in aumento hanno contribuito, invece, a generare il picco raggiunto nel 2016, senza dimenticare il supporto di slot machine e apparecchi di video-lotterie.

Dati regionali e nazionali

Se si guarda alla spesa sostanziale dei giocatori in rapporto al Pil, l'Italia primeggia in Europa per quanto riguarda gli incassi provenienti dal gioco d'azzardo.

Invece, se si rapportano il numero degli abitanti con le somme spese per giocare, tra le regioni spicca l'Abruzzo con quasi 1.800 euro di raccolta pro-capite, seguita da Lombardia (1.748 euro) ed Emilia Romagna (1.668 euro).

Tuttavia, tenendo conto di un altro aspetto del focus, il Mezzogiorno risulta essere la zona del paese che ha maggiore propensione verso i giochi d'azzardo. Infatti, mettendo a confronto le spese relative ai giochi con il reddito disponibile, ovvero quanto sborsa un singolo in una determinata zona della penisola per l'azzardo, il Sud supera il Nord con una percentuale dell'8,3%, a fronte di una media nazionale del 7,2% e del 6,5% dell'Italia settentrionale. Anche se circa l'80% viene ridistribuito, il valore delle puntate su scala nazionale arriva a 100 miliardi.