In un comunicato congiunto, tutti i principali esponenti del credito cooperativo sono intervenuti in difesa della riforma avviata dalle autorità nel 2015 e trasposta in legge nell'anno successivo, che prevede l'avvio dell'attività dei gruppi bancari cooperativi a partire dal gennaio 2019. Nel corso della stesura di questa normativa, il coinvolgimento di tutte le associazioni di categoria è stato talmente elevato che si è arrivati a parlare di "autoriforma". Non desta pertanto sorprese che la richiesta di proseguire sulla strada intrapresa fino ad oggi e di evitare rinvii e nuovi interventi sulla normativa abbia raccolto un consenso quasi unanime.

Il senso della riforma

I tratti caratterizzanti degli istituti di credito cooperativo includono tradizionalmente il localismo, la finalità mutualistica, l'esclusione di speculazione privata e la democraticità di funzionamento. Pur mantenendo questi principi di base, la crescente competitività del settore bancario, così come la trasformazione del contesto sociale, economico e culturale del paese hanno reso necessario aggiornare i modelli organizzativi e industriali al fine di garantire livelli adeguati di solidità patrimoniale oltre che una redditività di base che consenta di rendere la finalità mutualistica di fondo sostenibile nel tempo.

La riforma del 2016 ha recepito tutte le istanze provenienti dagli istituti di credito ed ha incontrato la più generale approvazione durante il Congresso Nazionale del Credito Cooperativo tenutosi nello stesso anno.

Di fatto, nel rispetto delle caratteristiche tradizionali del sistema, viene imposto a ciascuna BCC di entrare a far parte di un gruppo bancario cooperativo. Quest'ultimo costituisce un nuovo modello organizzativo nel quale le banche capogruppo svolgono un ruolo di coordinamento e di indirizzo nei confronti delle banche affiliate.

Le ipotesi di variazione del nuovo governo

Secondo quanto riportato dai principali quotidiani, le ipotesi di intervento sulla riforma o quantomeno di rallentamento dell'iter in corso, sarebbero state suggerite alla Lega Nord da alcune realtà del credito cooperativo, specialmente lombardo, intenzionate a mantenere il più a lungo possibile la propria autonomia.

A complicare la situazione e far crescere il clima di apprensione, contribuirebbe anche l'urgenza derivante da diverse BCC che si trovano in situazione di tensione finanziaria e che avrebbero pertanto necessità di portare avanti l'integrazione al più presto.

Allo stato l'atteggiamento delle associazioni e dei tre gruppi bancari è di sostanziale apertura e disponibilità ad un confronto costruttivo con il governo purché non si deroghi dai principi fondamentali già condivisi e sui quali è stato raggiunto un consenso pressoché unanime.