La crociata del presidente Donald Trump per l'applicazione dei dazi contro la Cina prosegue senza sosta ed in un tweet sfida il colosso dell'informatica Apple, che produce appunto la maggior parte dei propri prodotti nel paese asiatico. Con l'applicazione di tali dazi, infatti, i prezzi dei prodotti dell'azienda della Mela, che da poco ha raggiunto i mille miliardi di dollari di capitalizzazione, subirebbero un deciso incremento (in particolare prodotti come Apple Watch, AirPods, HomePod e Mac Mini), provocando non pochi disagi nei confronti dei clienti "abituali".

Trump, per evitare quelle che l'amministratore delegato di Apple, Tim Cook, chiama "tasse sul consumatore", propone all'azienda di Cupertino di produrre i suoi prodotti negli Stati Uniti, pagando in questo modo "zero tasse", ma potendo addirittura beneficiare di incentivi fiscali. Tutto questo rientra nella sua celebre campagna Make America Great Again, ben visibile al termine di ogni suo tweet (#MAGA).

L'introduzione di incentivi potrebbe piacere al colosso di Cupertino, i cui prodotti potrebbero, ad esempio, vedere una riduzione dei prezzi (anche se questa ipotesi non è stata ufficializzata). Il 12 settembre prossimo, nel frattempo, è annunciata la presentazione dei nuovi modelli di iPhone, suscitando non poca curiosità nei suoi clienti più affezionati e in generale negli addetti ai lavori.

Nel frattempo la senatrice Elizabeth Warren si appella al 25° emendamento per rimuovere il Tycoon

Intanto alcuni "Alti funzionari" criticano il presidente Trump e la senatrice democratica Warren ne approfitta per appellarsi al venticinquesimo emendamento. La Costituzione americana, infatti, prevede una particolare procedura qualsiasi volta in cui il vicepresidente, nonché gli alti funzionari, pensano che il presidente sia inadeguato a ricoprire la carica che riveste ed a svolgere il suo lavoro.

La quarta sezione del citato emendamento consente, infatti, al vicepresidente ed alla maggioranza del gabinetto di presentare una proposta in forma scritta al Congresso, qualora ritengano che l'inquilino della Casa Bianca non sia in grado di compiere i doveri attribuiti alla sua carica. La decisione, ovviamente, diviene definitiva solo dopo una delibera favorevole del Congresso.

La critica provenuta da un alto funzionario in un editoriale è stata criticata duramente da Donald Trump, che ha definito il New York Times "morente".