La storica sede della Pernigotti, a Novi Ligure (cittadina in provincia di Alessandria) chiude. Lo hanno annunciano i sindacati dopo l’incontro con i rappresentanti del gruppo turco Tuksoz, che, nel 2013, aveva acquistato l’azienda. Quindi la cioccolata sarà prodotta in Turchia, in Italia rimarrà solo la rete marketing.

Pernigotti chiude in Italia: cosa ne pensa il primo cittadino di Novi Ligure

"E' una decisione assurda e inaccettabile.” ha affermato il Sindaco della nota località piemontese, Rocchino Muliere, giacché bisogna comprendere la ragione di questa chiusura: come mai la proprietà ha presentato sempre perdite nonostante il settore dolciario stia vivendo un trend positivo?

Tra l’altro sembra che i proprietari non abbiano investito nello stabilimento. Così il sindaco ha ritenuto opportuno informare il prefetto, Antonio Apruzzese, e anche i parlamentari del territorio. Affinché la faccenda acquisti rilievo generale e massima attenzione, in modo che se ne possano occupare da vicino tutti i livelli istituzionali. C’è quindi l’intenzione di lottare per un marchio storico, sentito come patrimonio del luogo che l’ha visto nascere e crescere. Il primo cittadino è, quindi, in prima linea sulla questione, in piena attività affinché si possa cambiare questa situazione. Al fianco dei sindacati, degli operai e delle RSU (Rappresentanza sindacale unitaria) “con i quali definire i passi successivi da fare per trovare, insieme, soluzioni alternative alla cessata attività.”

Conseguenze e riflessioni sulla questione

I proprietari non sembrerebbero interessati allo stabilimento.

Per cui almeno 100 operai si ritroverebbero senza lavoro, e le loro famiglie, di conseguenza, in seria difficoltà economica: i pochi impiegati commerciali che non perderebbero il posto di lavoro dovranno essere trasferiti a Milano. Questa la situazione delineata da Tiziano Crocco, il Segretario Generale Territoriale UILA (Unione italiana dei lavoratori agroalimentari).

“Basta con le delocalizzazioni facili che minano il tessuto imprenditoriale del Paese e creano disoccupazione. Serve un piano industriale serio che non guardi solo ai bilanci aziendali, ma preservi la dignità dei lavoratori.” Commenta il segretario generale della Ugl, Paolo Capone, che si augura che il governo si muova per “un piano adeguato di ammortizzatori sociali” per i dipendenti interessati in prima persona da questa delocalizzazione dell’azienda.