5 Novembre 2018, il ripristino delle sanzioni americane contro l'Iran sono state programmate per coincidere con l'anniversario della crisi degli ostaggi del 1979, quando 52 membri dell'ambasciata americana furono presi e tenuti in ostaggio per 444 giorni da un gruppo di studenti durante la rivoluzione iraniana. Il provvedimento mira a colpire l'esportazione di greggio e gas, il sistema bancario e finanziario iraniani, i trasporti marittimi, la cantieristica. L'intento dell'embargo è frenare le ambizioni nucleari dell'Iran è bloccarne le attività “maligne” come attacchi informatici, test di missili balistici, e supporto a gruppi e milizie estremiste nel medio oriente.

Nuove sanzioni statunitensi contro l'Iran

L'Iran si oppone con forza alle nuove sanzioni statunitensi, incluso l'embargo sul petrolio, e sostiene di poterle aggirare, tuttavia la popolazione teme per le conseguenze di questa nuova stretta economica, dopo che negli ultimi mesi la difficoltà nel reperire il dollaro, i salari non pagati e l'aumento dei prezzi hanno dato vita ad un'ondata di proteste e malcontento. Ad agosto, le “sanzioni secondarie” destinate a colpire l'acquisto di dollari, il commercio di oro e metalli preziosi, metalli grezzi o semilavorati, carbone e software per l'integrazione dei processi industriali avevano già dato una grossa sferzata ad un'economia che era in ripresa. Questa è la misura più punitiva che Washington abbia imposto a Teheran dopo che in maggio gli Stati Uniti si erano unilateralmente ritirati dall'accordo sul nucleare, il Joint Comprehensive Plan of Action, raggiunto dai paesi P5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Germania) nel luglio 2015 ed entrato in vigore nel gennaio 2016.

L'Iran continua a resistere convinto che riuscirà ad affrontare questa situazione ed evitare che esportazioni di petrolio iraniano tornino a zero; il presidente Rohani dichiara: "Aggireremo queste sanzioni illegali e ingiuste" e l'Iran "venderà il suo petrolio", ma la gente comune è preoccupata della variazione della moneta corrente e dall'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità.

Le reazioni all'embargo

Durante la manifestazione organizzata dalle istituzioni che si è tenuta domenica di fronte all'ex ambasciata americana nel centro di Teheran per celebrare l'anniversario dei fatti del '79, la folla ha esposto striscioni contro gli Stati Uniti e Israele, bruciandone le bandiere dopo che Trump, venerdì scorso, aveva annunciato il ripristino dell'embargo con un tweet che simulava uno spot di Games of Thrones: “Sanctions are coming_November 5”.

Il comandante della Quds Force Iraniana, forze speciali della Guardia Rivoluzionaria, aveva risposto con un simile tweet “I will stand against you”. "Siamo come in una guerra", avverte il presidente iraniano Hassan Rohani.

Gran Bretagna, Germania e Francia, che sono tra i 5 stati firmatari degli accordi sul nucleare, si sono fortemente opposti all'embargo proponendo un accordo europeo che possa legittimare gli scambi commerciali con l'Iran con un differente sistema di pagamento (SVP) per proteggere le aziende dalle sanzioni americane. Gli analisti dubitano in ogni caso che questo possa proteggere l'Iran dalle penalità, vista anche la dura reazione degli Stati Uniti ad ogni possibilità di aggirare l'embargo.

L'amministrazione americana ha permesso a otto paesi di continuare l'importazione di petrolio, Italia, India, Giappone, Corea del Sud, oltre a Turchia e Cina; Mike Pompeo, Segretario di Stato americano, ha sottolineato come “questi paesi abbiano già compiuto notevoli sforzi nella riduzione del commercio del petrolio” con l'Iran e abbiano necessita di “un po' più di tempo per raggiungere la quota zero”. A sei di essi saranno concessi sei mesi di tempi mentre ai rimanenti due, qualche settimana.

Sino alla mattinata di lunedì gli otto paesi esclusi dall'obbligo di embargo non erano ancora noti, così come non era sicuro che l'Italia rientrasse tra questi. Nel 2017 il nostro Paese è divenuto primo partner commerciale dell'Iran tra gli stati dell'Unione europea, superando Francia e Germania. Sempre nel 2017, l'interscambio tra Italia e Iran è cresciuto del 97% rispetto al 2016 arrivando a quota 5 miliardi di euro, mentre Francia e Germania seguivano rispettivamente a 3,8 e 3,3 miliardi.