Dopo le esperienze positive di Unicredit e Intesa Sanpaolo, anche Banco BPM ha deciso di sistemare i propri crediti deteriorati avviando una joint venture con un investitore/gestore specializzato nel settore NPL. Per la partnership l'istituto di credito ha selezionato Elliott International, L.P. e Credito Fondiario S.p.A. e l'operazione prevede il trasferimento di un portafoglio di crediti per un ammontare compreso tra 7 e 7,8 miliardi di valore nominale oltre alla costituzione di una piattaforma che per 10 anni avrà la gestione dell'80% dei nuovi flussi di sofferenze generate dalla banca.

Con questa operazione l'istituto nato dalla fusione della Banca Popolare di Milano e del Banco Popolare ridurrà di circa 5 punti percentuali l'NPL ratio senza impatti significativi sul patrimonio poichè, come indicato nel comunicato stampa, anche in caso di applicazione dei corrispettivi minimi, gli effetti dell'operazione saranno più che compensati dai benefici di capitale ottenuti grazie alla riorganizzazione del credito al consumo.

I dettagli dell'operazione

Nello specifico, l'accordo prevede che:

  • Banco BPM provveda alla vendita di un portafoglio di sofferenze per un controvalore pari a 7,8 miliardi eventualmente riducibile a 7
  • la cessione avvenga mediante una struttura di cartolarizzazione per la quale sarà possibile (opzione preferita) richiedere il beneficio della GACS (granazie dello stato sugli attivi cartolarizzati ex DL 18/2016) sulle tranche senior
  • che Elliott sottoscriva le tranche junior e mezzanine
  • si costituisca una nuova società specializzata nel recupero crediti, partecipata al 30% dalla banca e al 70% da Credito Fondiario Spa, tra i principali operatori italiani del settore, dotato di licenza bancaria e che la nuova società abbia il diritto di gestire per 10 anni l'80% dei flussi di nuove sofferenze generate da Banco BPM

Con riferimento al prezzo di trasferimento si è stabilito che il corrispettivo finale sarà compreso tra un livello minimo, definito backstop, e un valore variabile dipendente dalla dimensione definitiva del portafoglio, dall'eventuale ottenimento della GACS e dal giudizio attribuito dalle agenzie di rating alle note qualificate come investment grade.

Le tendenze del mercato

Con la terza operazione di dismissione di sofferenze e accordo strategico con uno specialista nella gestione si conferma un trend evolutivo nel sistema bancario italiano. La strategia di fondo, prevede la dismissione di una parte sempre maggiore degli attivi non core al fine di alleggerire il bilancio e limitare i connessi assorbimenti di capitale e al contempo un accordo di outsourcing rendere più efficace la gestione della quota non dismessa.

In questo modo, dovrebbe essere più agevole affrontare le sfide derivanti dalla concorrenza delle challenger banks e delle nuove startup del comparto fintech e gestire la transizione verso un futuro nel quale l'intermediazione finanziaria sarà con ogni probabilità svolta da soggetti più "leggeri" rispetto a quelli odierni e nel quale i processi di trasformazione digitale potranno fare la differenza tra gli operatori che sopravvivono e prosperano e quelli che scompariranno.