Contrordine signori, l’Italia è fuori dalla recessione: è quanto ‘certificato’ da Bankitalia nel bollettino economico di aprile, che parla di una economia in lieve recupero dopo la recessione tecnica registrata nella seconda metà del 2018 nonostante la contrazione del commercio a livello mondiale. Anche per quanto riguarda l’occupazione il pur ridotto calo cui si è assistito nel periodo autunnale “non sarebbe proseguito nel primo bimestre” del 2019.
Bankitalia: esportazioni in crescita a ritmi sostenuti
Il bilancio positivo è dovuto, secondo l’istituto centrale della Repubblica italiana, principalmente alle esportazioni che nell’ultima parte del 2018 sono cresciute “a ritmi sostenuti” nonostante a livello mondiale si sia evidenziata, al contrario, una contrazione.
Nonostante quelle che vengono definite “incertezze nel contesto globale”, il saldo è ampiamente positivo e la situazione debitoria del Paese rispetto all’estero è solo “lievemente debitoria”. Bankitalia rileva anche che all’inizio dell’anno gli investitori esteri hanno ripreso ad acquistare titoli pubblici italiani.
La stessa Bankitalia non manca di evidenziare i rischi che gravano sulle prospettive economiche, a cominciare dalle tensioni commerciali pur in presenza di quelli che vengono definiti “segnali di distensione”; non manca un accento sul rallentamento congiunturale della Cina (“superiore alle attese”) e soprattutto sulle ricadute dell’uscita della Gran Bretagna dalla Unione europea, la ben nota Brexit.
Attesa la riduzione sia del disavanzo sia del debito pubblico
Nel bollettino Bankitalia fa esplicito riferimento al Def, il Documento di economia e finanza appena reso pubblico dal governo italiano, parlando di ipotesi di riduzione sia per quanto riguarda il disavanzo sia per il debito pubblico in conseguenza dell’applicazione delle clausole di salvaguardia su Iva e accise.
I funzionari di palazzo Koch, sede della Banca d’Italia, rilevano che la stima dell’indebitamento netto, in conseguenza di una minor crescita attesa per il Pil, è stata rivista dal 2,0 al 2,4% del Pil stesso; per il rapporto tra debito e prodotto interno lordo è atteso un aumento al 132,6%, mentre per gli anni successivi il governo ha calcolato un indebitamento netto pari al 2,1% per il 2020, destinato a scendere all’1,8% nel 2021 e all’1,5% nel 2022.
Alla fine di questo triennio, il peso del debito si ridurrebbe al 128,9% con una diminuzione superiore a un punto percentuale per ogni anno.
Sono previsti avanzi primari in crescita (dall’1,5% del 2020 sino al 2,3% del 2022), mentre l’applicazione delle clausole di salvaguardia, compresa nel Def, porterebbe a un gettito pari all’1,3% del Pil nel 2020 e all’1,5% nel 2021.
In Germania le cose vanno così così
Meno positivi i dati provenienti dalla Germania: nei giorni scorsi il governo guidato da Angela Merkel ha nuovamente rivisto al ribasso le stime di crescita tagliandole sino allo 0,5%. Il ministro dell’Economia Peter Altmaier ha affermato che l’economia tedesca attraversa una fase di debolezza tanto da incitare letteralmente alla “sveglia”: la crescita del Pil, infatti, da un iniziale 2,1% previsto lo scorso anno si è ridotta all’attuale mezzo punto percentuale, mentre per il 2020 la crescita è stimata nell’1,5%.