Il decreto Ristori ter ha predisposto l'erogazione dei buoni spesa fino a 500 euro da destinare all'acquisto dei beni primari per supportare le famiglie più provate dall'emergenza coronavirus in corso. Ad erogare il sussidio saranno i comuni sulla base delle norme contenute nel nuovo decreto. "Per non lasciare indietro nessuno - ha assicurato il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri - abbiamo previsto un fondo di 400 milioni di euro da destinare ai comuni".

Cosa sono i buoni spesa

Il testo è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, ma dalla bozza si evince che entro una settimana dall'entrata in vigore del decreto Ristori ter, ad ogni comune verranno erogati 400 milioni di euro per garantire l'adozione delle "misure di solidarietà alimentare".

Si tratterebbe di una risposta Politica concreta alle necessità di tutti quei cittadini che provati dalla crisi economica innescata dal Coronavirus, non riuscirebbero neppure a fare la spesa. Secondo il presidente della Commissione Politiche europee, il senatore Dario Stefàno, l'istituzione dei sussidi alimentari si era già dimostrata efficace nella scorsa primavera. Qualche giorno fa, lo stesso aveva insistito con il Consiglio dei Ministri nel rifinanziamento nei più brevi tempi possibili della suddetta misura. La ripartizione dei fondi destinati all'attuazione del sussidio andrebbe in base alle dimensioni dei Comuni. Ad esempio, prendendo come punto di riferimento la regione Umbria, il comune di Perugia riceverebbe la fetta più consistente: 876 mila euro, mentre a quello di Terni ne andrebbero 653 mila euro, a Foligno 350 mila e via dicendo.

Chi potrà beneficiare dei buoni spesa

In merito alla distribuzione degli aiuti alimentari, si prevede di adottare lo stesso criterio dello scorso aprile. Ovvero dovrebbero essere i Comuni a decidere come e a chi erogare i buoni spesa, quindi le modalità saranno differenti a seconda dell'ente territoriale di riferimento.

Per quanto concerne l'importo, l'ipotesi è quella di stanziare un bonus che andrebbe dai 300 ai 500 euro, in base al numero dei componenti dei nuclei famigliari.

Questi sussidi potranno essere utilizzati soltanto per i beni primari all'interno delle attività commerciali indicate da ogni Comune. Quest'ultimo potrebbe anche convenire di non distribuire i buoni spesa, optando per la consegna della spesa a domicilio, sempre ai nuclei in difficoltà economica. Nella prima fase della pandemia, alcuni Comuni avevano aperto dei conti correnti dedicati alle donazioni. Altri invece, avevano addirittura integrato con risorse dal proprio bilancio i fondi destinati alle misure di solidarietà alimentare.