Sono un centinaio gli ebrei e le ebree che hanno più di 90 anni e che vivono in Italia: si parla di persone che non sono direttamente quelle sopravvissute ai campi di sterminio ma di coloro che hanno comunque dovuto subire le leggi razziali del 1938. Qualcuno venne espulso dalla scuola, qualcuno venne cacciato da casa, dovendosi rifugiare in campagna e dividendo i propri nuclei familiari con altre famiglie che li nascondevano.

Ad oggi questi anziani sono però ancora in attesa dello sblocco del cosiddetto "assegno di benemeranza" per i perseguitati da leggi razziali, previsto dalla Legge Terracini del 1955 e confermato anche dalla legge di bilancio 2021.

La motivazione ufficiale di questa mancata erogazione è che da mesi, la Commissione esaminatrice designata dal ministero dell'Economia non può riunirsi, in quanto mancano i sostituti di alcuni membri dimissionari e non ancora nominati dalla presidenza del Consiglio e dai ministeri dell'Interno, del Tesoro e del Lavoro. A richiedere lo sblocco dell'assegno è l'avvocato Roberto Coen dell’Associazione giuristi e avvocati ebrei.

L'assegno di benemeranza

Per anni c'è stato un contenzioso aperto tra l'Unione delle Comunità Ebraiche e lo Stato italiano, in quanto le domande presentate dalle vittime, dovevano essere rigorosamente accompagnate da fatti e/o documenti che comprovassero l'avvenuta effettiva discriminazione razziale.

Per gli ebrei spesso era difficile dimostrare i vari episodi, la difficoltà di reperire documenti di espulsione scolastica o l'allontanamento forzato dalle proprie abitazioni, pertanto le richieste rimanevano senza nessuna risposta.

L’avvocato Roberto Coen, uno dei fondatori e membro del comitato direttivo dell’Associazione giuristi e avvocati ebrei, spiega che, finora, per lo Stato Italiano non era sufficiente essere ebrei in quegli anni per essere considerati perseguitati dalle leggi razziali e aver subito discriminazioni, ma si doveva appunto fornire una prova di violenza specifica.

Con la Legge di Bilancio 2021 è invece stata modificata la Legge Terracini del 1955 e lo stato italiano si è fatto carico di rispondere degli atti di persecuzione subiti dalla popolazione ebraica per il periodo che va dal 28 ottobre 1922 al 25 aprile 1945, dunque fino al giorno della Liberazione.

Un diritto riconosciuto ma per ora l'assegno non arriva

A tale proposito viene espressa soddisfazione da parte dell'avvocato Coen e di tutte le vittime perseguitate. Finisce un periodo di ulteriore umiliazione, spiega l'avvocato, in quanto viene di fatto riconosciuto che tutti gli ebrei di quel periodo hanno subito delle persecuzioni razziali. Inoltre l'obbligo di presentare testimoni e documenti per farsi assegnare il diritto dell'assegno di benemeranza, totalmente cancellato, non sarà un ulteriore motivo di umiliazione. La comunità ebraica si dice soddisfatta anche perchè il nuovo periodo comprende anche il riconoscimento fino al giorno della Liberazione (appunto il 25 aprile 1945) e non più - come prevedeva la Legge Terracini - fino all'Armistizio dell'8 settembre 1943.

Adesso però si aspetta lo sblocco della Commissione, che per il paradosso di un cavillo burocratico non si è potuta riunire e quindi procedere alla liquidazione degli importi riconosciuti.

A tal proposito l'avvocato Coen spiega il nodo burocratico: "La Commissione non si riunisce da quando è scoppiata l’emergenza Covid e non si potrà riunire finché Palazzo Chigi e i ministeri non nomineranno i nuovi membri per sostituire i dimissionari. Passano i mesi, invece urge nominare e riunire la commissione stabilendo un cronoprogramma con il calendario delle pratiche da esaminare".