Per la serie BlastingTalks intervistiamo Fausto Maglia, chief product officer di Casavo. L’azienda acquista immobili in modo rapido, li rifinisce e li rimette sul mercato utilizzando dati e strumenti tecnologici per presentare offerte d’acquisto dirette e ridurre i tempi di vendita delle proprietà. L’obiettivo di Casavo è cambiare il modo di vendere e comprare casa grazie alla tecnologia.

Blasting Talks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

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Casavo si occupa di acquistare e rivendere immobili. Qual è il vostro modello di business e in che modo vi differenziate dai modelli tradizionali?

L’acquisto e la rivendita sono il modello di business di partenza di Casavo. La nostra idea è di cambiare il mercato immobiliare attraverso la costruzione di un marketplace di nuova generazione. Un marketplace che generi fiducia e che sia affidabile per chi deve comprare e vendere. Quindi siamo partiti dal modello dell’Instant Buying, con il quale in Europa siamo stati assolutamente una realtà innovativa. Perché abbiamo introdotto per primi questo concetto, che c’era soltanto negli Stati Uniti e da pochi anni.

E come funziona a livello pratico l’Instant Buying?

Offriamo la possibilità a un venditore di non dover cercare un acquirente. Infatti, siamo noi che compriamo l’immobile per poi sistemarlo e rivenderlo. E questo lo facciamo grazie alla nostra tecnologia proprietaria. Con la possibilità di valutare la casa a distanza e ottenere un’offerta gestendo tutto tramite web site e app.

Oggi tutta l’esperienza, fino alla firma dell’offerta, è digitale.

Quali difficoltà implica l’impiego massiccio della tecnologia nel settore immobiliare?

Ci sono difficoltà diverse. Una è la resistenza dei consumatori rispetto all’adozione di un servizio molto innovativo come il nostro. E ci sono due motivi per questo. Il primo è che è un’abitudine di consumo non ricorsiva.

Ad esempio, Spotify ha cambiato completamente il modo di ascoltare la musica, però la musica la si ascolta più volte al giorno o a settimana. Mentre invece la casa la può cambiare una volta ogni cinque anni, ma non di più. Quindi è difficile educare il mercato a un modo di fare nuovo. C’è poi un altro argomento sempre collegato, che è quello del valore della transazione. Se prendiamo Spotify il costo dell’abbonamento è relativamente basso. La transazione è ben diversa quando si compra o vende casa. E questo porta le persone a essere più conservative e meno aperte alla novità. Quindi noi abbiamo dovuto fare moltissimo lavoro affinché il mercato si fidasse di noi. Infine, c’è un ultimo punto, che è la frammentazione del mercato.

Dovuta al fatto che nella compravendita ci sono tantissime figure professionali coinvolte. E per poter offrire un’esperienza digitale, tutte queste parti vanno messe in comunicazione attraverso la tecnologia e a ognuna di loro si deve offrire il giusto valore per spingerle a farlo.

Com’è nata l’azienda e perché avete scelto di puntare sull’innovazione in un mercato così tradizionale come quello immobiliare?

Sicuramente c’era una passione e un interesse di fondo del nostro fondatore e CEO Giorgio Tinacci. Che dall’immobiliare è sempre stato affascinato. Poi chiaramente c’erano dei trend di mercato e delle opportunità che potevano essere colte. Il mercato immobiliare è la più grande asset class del mondo.

E quando abbiamo iniziato, la digitalizzazione era scarsissima. A quei tempi c’erano mercati estremamente digitalizzati, come quello del turismo o del commercio al dettaglio. E c’era l’immobiliare, che invece era rimasto fermo. Un’evidente opportunità da cogliere secondo noi, che avevamo anche un’ambizione ingenua. Eravamo ragazzi ancora piuttosto giovani e con la voglia di avere un impatto sul mondo. L’immobiliare offriva un’opportunità preziosissima, perché attorno alla compravendita delle case si concentrano le vite delle persone.

Qual è stato l’impatto delle recenti crisi internazionali come il coronavirus e la guerra in Ucraina sulle vostre attività?

La pandemia ha rappresentato uno shock.

Soprattutto perché all’inizio le persone non potevano più visitare le case e anche noi non potevamo ispezionare gli immobili che volevamo acquistare. Non solo, ma c’era anche la difficoltà di recarsi dal notaio, perché l’esperienza notarile non è per niente digitalizzata. Però nella crisi abbiamo trovato un’opportunità lanciando due iniziative. La prima era la possibilità di fare visite da remoto. Quindi abbiamo rilasciato un’applicazione che permetteva ai venditori di farci vedere la casa. Poi abbiamo pubblicato online la nostra piattaforma di annunci immobiliari, che nel tempo è cresciuta.

E per quanto concerne i fatti di cronaca internazionale più recenti?

La crisi in Ucraina è un argomento diverso perché la pandemia non ha portato a grandi shock macroeconomici grazie al supporto delle banche centrali e dei governi.

Da questo specifico punto di vista la guerra in Ucraina ha generato invece effetti più forti. Ci aspettiamo che nei prossimi mesi meno persone riescano a comprare casa a causa dell’aumento dei tassi d'interesse sui mutui. Le compravendite per questo motivo potrebbero diminuire. Anche qui ci sono delle opportunità, perché nel momento in cui si compra poco, è possibile ottenere vantaggi di prezzo. Dal punto di vista dei costi di ristrutturazione i costi sono molto aumentati a causa della concomitanza tra i problemi di approvvigionamento che sono iniziati con la pandemia e sono proseguiti con la guerra e la fortissima richiesta generata dall’utilizzo dei cosiddetti superbonus in Italia. Per quanto riguarda noi, facendo moltissimi lavori possiamo mantenere i costi più bassi grazie alle economie di scala, restando competitivi rispetto al mercato.

Può dare alcuni consigli pratici alle persone che in un momento così difficile desiderano acquistare o vendere un immobile?

Per quanto riguarda l’acquisto, i tassi d'interesse dei mutui stanno già aumentando. Se si ha liquidità, nei prossimi mesi si apriranno sicuramente opportunità, perché come già detto ci potrebbero essere meno transazioni. Nei mercati meno competitivi, questo dovrebbe portare a un calo dei prezzi. Quindi bisogna tenere in considerazione queste tendenze in senso generale, posto che il consiglio specifico dipende dall'effettiva situazione sul campo. Per le vendite, può essere ancora un buon momento, ma nei prossimi mesi mi aspetto che vendere diventi relativamente più complesso e meno vantaggioso.

Se si guarda a quello che accade negli Stati Uniti, il mercato immobiliare si sta sgonfiando. L’Europa in generale è molto meno volatile degli Stati Uniti e questo dovrebbe comportare minori shock ma delle correzioni sicuramente ci saranno. Consiglierei quindi di sfruttare un momento che sicuramente è ancora propizio per chi deve vendere, perché stiamo entrando in una nuova fase del ciclo economico che non sappiamo quanto potrà durare.

Guardiamo al futuro: come cambierà il mercato immobiliare e quali innovazioni potrebbero concretizzarsi nei prossimi anni?

La digitalizzazione del mercato immobiliare è una realtà in corso di sviluppo, con tanti attori che stanno concorrendo, contribuendo e competendo tra di loro.

Possiamo aspettarci un processo di acquisto sempre più semplice, trasparente e digitale. Nella mia visione di lungo termine, il matching diventerà sempre più tecnologico. Un po’ come è già avvenuto per le borse valori, che un tempo erano fisiche e oggi sono completamente digitalizzate. Rispetto alla nostra attività, siamo consapevoli che il modello dell’Instant Buying non è applicabile a chiunque anche se ci aspettiamo di allargare sempre di più la platea. Per servire anche i venditori meno bisognosi di liquidità immediata, stiamo già proponendo un servizio di digital brokerage.

Come funziona il servizio e quali sono i risvolti?

Gli elementi differenzianti del nostro servizio d'intermediazione sono la tecnologia e l’efficacia.

Tutto il processo di raccolta delle informazioni sull’immobile da parte nostra è digitalizzato perché sfrutta quello che abbiamo già fatto per l’Instant Buying e siamo al lavoro per allineare anche il resto dell’esperienza di vendita. Riguardo all’efficienza, avendo una piattaforma di annunci e una competenza specifica sull’abbinamento delle esigenze di acquirenti e venditori, sappiamo chi sono i buyer sul mercato e cosa desiderano e anche come poterli soddisfare. Quindi possiamo collegare entrambi i versanti del mercato con un accordo d'intermediazione.

Mentre per quanto riguarda i nuovi sviluppi?

Oltre a questo, stiamo valutando le opportunità che abbiamo per rendere più trasparente il processo di offerta su un immobile.

Ogni compravendita in realtà è un’asta alla cieca e ci sono molte opportunità per rendere questa dinamica più trasparente per tutti i compratori. Un ultimo punto riguarda il ruolo degli agenti immobiliari. Dal contesto che ho raccontato si evince che il lavoro degli agenti immobiliari diventerà sempre più efficiente. Questo secondo me porterà da un lato a una relativa riduzione delle commissioni che sarà però compensata da un aumento della quantità delle transazioni gestite da ogni singolo agente, il cui ruolo rimarrà centrale nel mercato immobiliare. Ma il processo non deve spaventare: storicamente l’agente immobiliare era la persona che doveva farsi carico di tutta la complessità della transazione mentre oggi la tecnologia gli va in soccorso, permettendogli di ampliare il proprio portafoglio clienti e usare il tempo per attività a più alto impatto.

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