L'Europa unita? Un sogno ancora irrealizzato e, forse, non diventerà mai realtà. Siamo passati dalla CEE con il trattato di Roma del 1957 per approdare poi alla UE con l'accordo di Maastricht del 1992, e nemmeno ce ne siamo accorti. Prima eravamo in 6 (i fondatori, fra questi anche l'Italia), oggi siamo in 28, ma solo 19 sono i Paesi che hanno aderito alla moneta unica: l'euro. Già quest'ultimo aspetto fa capire quanto siamo ancora troppo poco "uniti". In più, sono molti i movimenti antieuropeisti che stanno proliferando in giro per l'Unione, fra questi anche qualche Stato sovrano inizia ad agitare le acque creando il pericolo della scissione.

È il turno del primo ministro britannico David Cameron, che annuncia di voler accelerare i preparativi per un referendum che chieda ai britannici se il Regno Unito deve restare o meno in Europa. In realtà Cameron vuole che la Gran Bretagna crei un nuovo rapporto con l'Unione europea, e il referendum è un mezzo di pressione per aprire una trattativa. A dire la verità, la cosa si capisce poco, infatti Cameron vuole rinegoziare un rapporto che, però, non ha ancora iniziato a discutere e non è ancora chiaro a quali richieste si riferisce. È facile pensare che l'Inghilterra vorrà di più dall'Europa in quanto non è più contenta del suo privilegio attuale.

A differenza di altri Paesi, la Gran Bretagna gode di varie esenzioni e il suo impegno nella UE è quasi inesistente: non condivide la moneta unica, non è parte dell'accordo di Schengen per l'abolizione dei controlli alle frontiere e il suo contributo economico alla UE è molto limitato rispetto agli altri partner europei.

Tutto questo sembra non essere abbastanza, così Cameron minaccia di andarsene se l'Inghilterra non riceverà nuovi privilegi ed esenzioni.

Cameron quindi si aggiunge ad Alexis Tsipras procedendo in rotta di collisione con l'Unione Europea, condividendo con il primo ministro greco l'idea che la UE è solo un "aggressore responsabile di tutti i mali sofferti dai Paesi in difficoltà".

Entrambi asseriscono che i loro Paesi sono "vittime" della UE e le sue politiche di rigore, senza menzionare i privilegi e le condizioni speciali applicate ai due Paesi, visto che anche la Grecia è una privilegiata considerando che è sopravvissuta finora per via dei prestiti ottenuti e non certo per le capacità del proprio gruppo dirigente.

Eppure, Tsipras e Cameron non sono gli unici che stanno ponendo in essere le loro rimostranze alla UE. In Polonia, per esempio, ha appena vinto l'ultranazionalista Andrzej Duda, che vede l'Unione europea come fonte di corruzione politica e morale. In altri Stati europei, invece, cresce a vista d'occhio una mentalità assolutamente antieuropeista. In Italia lo dichiarano chiaramente la Lega Nord e il M5S, ma anche Berlusconi vuole uscire dall'euro, mentre in Spagna la nuova forza politica Podemos è fortemente critica verso le politiche dell'Unione. Un discorso a parte riguarda la francese Marine Le Pen, a sentire lei cancellerebbe persino la parola "Europa" dai dizionari del mondo intero.

A fronte di tutto ciò, è pleonastico pensare che, in un prossimo futuro, andremo incontro sempre più a un Europa che non c'è o che, molto probabilmente, non c'è mai stata.