Il fiume di profughi che sfocia quotidianamente negli stati europei è sempre più impetuoso. In questi giorni ci sono forti disagi in Ungheria. La stazione di Budapest è stata presa letteralmente presa d'assalto dai migranti, che si sono ammassati pericolosamente nei vagoni dei treni; la maggior parte di loro proviene dall'Afganistan, dalla Siria e dal Pakistan, e sono diretti in Austria e in Germania. Grande lavoro per la polizia ungherese, che in qualche caso hadovuto usare le maniere forti per garantire un minimo d'ordine.
Divergenze politiche.
Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, senza troppi giri di parole ha accusato i leader europei di non aver saputo gestire adeguatamente l'emergenza profughi; in questo modo, ha proseguito, si rischia di vanificare il trattato di Schengen, che garantisce la libera circolazione delle persone negli stati membri. Secondo Orban è determinante rafforzare ed irrigidire i controlli alle frontiere, al fine di registrare la presenza di ogni singolo profugo.
Prove di solidarietà. La commissione europea, come anticipato da Repubblica,sarebbe intenzionata a portare dagli attuali 32 mila a 120 mila, il numero dei richiedenti asilo e di proporre la "Rilocation", ovvero una equa distribuzione dei migranti nei paesi membri.
Per gli stati che non vogliono partecipare a questa operazione di solidarietà, sarebbero previste delle sanzioni. Alla luce degli ultimi eventi, specialmente quello più grave e toccante, ovvero la morte del piccolo siriano sulla spiaggia turca di Bodrum, si sono attivati i maggiori esponenti europei: il premier francese François Hollande e la cancelliera Angela Merkel hanno proposto un meccanismo permanente di quote per migranti.
Per ora in Germania sono pronti ad accogliere 800mila richiedenti, in molte città spagnole sono scattate gare di solidarietà, la Turchia ha dato la propria disponibilità. Anche il premier britannico David Cameron, pare abbia reso più flessibile la propria posizione espressa nei giorni scorsi, dichiarandosi disponibile ad accettare un certo numero di persone.
La situazione attuale dunque, è caratterizzata da una notevole discordanza: paesi come Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria, hanno chiaramente espresso la volontà di non accogliere profughi. Questa presa di posizione, col tempo, sarà destinata a cambiare ed anche questi stati, loro malgrado, dovranno dare il loro contributo per fronteggiare un'emergenza che si sta rivelando di proporzioni bibliche.