David Cameron, primo ministro inglese, torna alla carica e rimette in agenda il referendum sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nella UE. Dopo aver archiviato con una vittoria la questione scozzese ora Cameron punta sulla Ue. In teoria il premier non vuole il Regno Unito fuori dal sistema europeo ma a determinate condizioni che la diplomazia inglese ha già presentato a Bruxelles. Secondo l’autorevole quotidiano The Telegraph Londra, che non ha mai digerito la stringente politica che vuole l’euro come moneta ufficiale, pone come questione dirimente proprio che l’Europa deve essere a più valute e l’euro deve essere ben chiaro che non è la moneta ufficiale della UE.

Cameron chiede poi che la Gran Bretagna non sia obbligata ad accettare, e ciò deve avvenire in via formale, il principio dell’Unione sempre più stretta; gli stati devono avere maggiore potere tanto che i parlamenti nazionali devono poter fermare le proposte di direttive e abrogare leggi europee giù esistenti; nessun paese della UE deve predominare sugli altri e la City di Londra deve godere di protezioni particolari. Solo a queste condizioni i sudditi di Elisabetta potrebbero decidere di rimanere in Europa, un’istituzione in cui hanno sempre creduto poco e hanno sempre sopportato e mai supportato. Gli inglesi non vogliono sentir parlare di politica estera e fiscale comune, in definitiva non vogliono gli Stati Uniti d’Europa, soprattutto oggi con lo scacchiere medio orientale di nuovo incandescente e con la questione dei profughi di scottante attualità.

Si conferma, dunque, il disincanto e l’insofferenza inglese per l’Europa delle regole, dei regolamenti, delle leggi e dell’unità; gli inglesi vorrebbero un’Europa senza padroni, ma con la City protagonista e quindi, nuova padrona dell’Eurozona, libera anche dell’euro. Sembrerebbe troppo, d’altro canto, però, anche l’Europa potrebbe fare difficilmente a meno di una Gran Bretagna forte e ponte non solo ideale con gli Stati Uniti e gran parte delle ex-colonie.

Su questo sottile ricatto gioca Cameron per ottenere da una parte il sì dei britannici all’Europa e dall’altra per piegare un’Europa considerata troppo franco-tedesca a più miti consigli facendola ripartire dal passato.