Sono terminate le indagini sullo "scandalo Azerbaijan" che hanno accertato il grosso giro di tangenti tra membri del Consiglio d'Europa e membri del regime del paese asiatico per tacere sulla violazione dei diritti umani nel loro Stato.

Come è scoppiato il caso

E' utile precisare che il Consiglio d'Europa non va confuso con il Consiglio Europeo: infatti non è un'istituzione dell'UE ma è un'organizzazione internazionale indipendente. Il Consiglio d’Europa ha sede a Strasburgo ed è composto da 324 membri che sono parlamentari di 47 stati. Nonostante il Consiglio d'Europa sia sempre stato poco visibile a livello mediatico, da qualche anno purtroppo si trova sotto i riflettori per lo scandalo di cui stiamo parlando.

Il caso ha come protagonisti lo stato dell'Azerbaijan e alcuni membri del Consiglio: il paese asiatico è governato da un regime autoritario che spesso censura ciò che avviene nel paese, come appunto la violazione sui diritti umani e, secondo le accuse, proprio per censurare tali violazioni alcuni membri del Consiglio d'Europa avrebbero accettato tangenti dal regime. Della vicenda se ne cominciò a parlare già nel 2014, quando organizzazioni come l'Amnesty International denominarono la faccenda “diplomazia del caviale” per il grosso valore delle tangenti. Secondo le fonti, tutti i delegati del Consiglio d'Europa avrebbero ricevuto tangenti per tacere sulla questione. "Regali" che riguarderebbero somme di denaro in contanti, gioielli, prostituzione e soggiorni pagati.

L'inizio delle indagini

Siccome col passare degli anni le voci in merito si sono fatte sempre più forti e pressanti, lo stesso Consiglio ha dato incarico a tre giudici di svolgere le indagini che sono state portate avanti per 10 mesi, al termine delle quali è stato stilato un rapporto di 219 pagine che confermano le accuse. Gli indagati sono delegati di diversi stati, tra cui ad esempio Pedro Agramunt, senatore spagnolo ed ex presidente dell’assemblea del Consiglio d’Europa.

Il nome più in vista però è quello dell'ex parlamentare italiano Luca Volontè, attualmente sotto processo per corruzione. Luca Volontè è stato accusato di aver pressato membri del suo gruppo politico (UDC) con lo scopo di farli votare contro un rapporto molto critico sulle presunte violazione dei diritti umani in Azerbaijan. Dal regime, il politico avrebbe ricevuto in cambio una tangente di oltre 2 milioni di euro.