Si chiude con 432 voti contrari e 202 favorevoli una delle notti più lunghe per Westminster. Il Parlamento inglese ha votato contro l'accordo faticosamente raggiunto con l'Unione Europea da Theresa May per l'uscita dall'UE producendo quella che è stata definita la più pesante sconfitta parlamentare dell'era democratica. Si contano 118 voti ribelli tra le file dei conservatori e 3 voti discordanti nel partito laburista ma la partita resta aperta e gli scenari possibili sono molteplici.
Il primo ministro dei Labour Jeremy Corbyn ha chiesto una mozione di sfiducia che verrà votata in serata dalle camere.
Fonti della BBC sottolineano che la May ne uscirà vincente, i conservatori che hanno votato contro hanno infatti affermato che sono pronti a sostenerla. Se il governo otterrà la fiducia come previsto, la May dovrà presentare entro lunedì una nuova proposta e se non dovesse passare, si andrebbe diretti al NO-DEAL, lo scenario peggiore per la Gran Bretagna che porterebbe all'uscita dall'Unione Europea senza accordi.
I festeggiamenti davanti a Westminster
Centinaia di persone hanno seguito la diretta del voto in Parliament Square e al momento del risultato, l'esultanza della folla è stata incontenibile. Cosa è cambiato da quel lontano 23 giugno 2016 quando lo stesso popolo votò compatto per la Brexit?
Secondo un'analisi del Guardian, se oggi si tornasse alle urne, il risultato sarebbe letteralmente ribaltato. Ad aver cambiato idea sono principalmente gli elettori del partito laburista come emerge da due sondaggi del sito YouGov sulle intenzioni di voto degli inglesi, inoltre lo stesso sondaggio rivela come ad aver ulteriormente spostato l'ago della bilancia sia il Galles, nel 2016 avevano infatti votato per il leave il 52,5% degli elettori gallesi, oggi invece la maggioranza sarebbe orientata a esprimersi a favore del remain.
L'altro fattore dominante sull'intenzione di voto del popolo britannico è quello del dato anagrafico: 6 giovani elettori su 10 esprimono il desiderio di restare in UE mentre più si avanza con l'età più questa tendenza si inverte. Un dato, questo, che non può che essere legato ai valori associati all'Europa quali globalizzazione e multiculturalismo con cui i gli under30 sono nati e cresciuti.
Insomma, anche se il popolo britannico oggi sembra pentito della direzione scelta, ormai la strada è tracciata, spetta ora alle camere e in caso di fiducia, alla premier Theresa May, la decisione di proseguire per quella via o ingranare la retromarcia magari indicendo un nuovo referendum.