Dopo oltre due anni di calma piatta, si torna a parlare si incubo Spread. Le Borse sono "agitate", aprendo in lieve calo. Tra i titoli lievemente positivi: Bper +1,45%, Saipem +1,01%, Stm +0,58%, Mediolanum +0,10%; tra quelli al ribasso: Telecom -1,43%, Mediobanca -1,09%, Prysmian -0,91%, Snam -0,76%, Enel Gp -0,69%. Banca Carige ha addirittura aperto a -18%, dopo il collocamento di una quota del 15% del capitale in mano alla Fondazione Carige.
Lo scetticismo verso i titoli italiani dura ormai da un paio di mesi, con il Btp decennale che ha preso altri 11 punti di spread sul Bund tornando con i rendimenti al massimo da metà marzo.
Il differenziale sta dunque di nuovo salendo, con lo Spread ora più stabile sui 190 punti ma ha toccato anche i 200. Pertanto, torna a fare paura.
Certo non siamo ai quasi 700 del novembre 2011, quando il Governo Berlusconi fu costretto a dimettersi dopo lo sprofondamento dei titoli italiani. Tra cui proprio di quello Mediaset, sceso a -7%, al punto che secondo voci di corridoio sembra sia stato proprio questo valore a far decidere il Cavaliere di dimettersi (Bossi parlò di dirigenti Mediaset scesi appositamente da Milano a Roma per consigliargli le dimissioni). Per non parlare del "complotto internazionale" franco-tedesco paventato ultimamente anche dall'uscita di un discusso libro.
Secondo gli addetti ai lavori, a influenzare gli operatori di Borsa sarebbe il dibattito elettorale in corso.
Ci sarebbe forte scetticismo nei confronti del frammentato scenario politico italiano che si intravede all'orizzonte, con una forte presenza di euro-scettici e anti-rigore. Ma il vero banco di prova sarà proprio dopo le elezioni, quando dal 27 maggio andranno all'asta i principali titoli italiani. Lì, a "bocce ferme" e con un quadro politico più chiaro al di là della campagna elettorale in corso, si vedrà davvero cosa pensano di noi gli investitori stranieri.