Tra qualche giorno, esattamente il primo luglio, cambierà la tassazione sulle rendite finanziarie. L'aliquota dal 20 percento passerà al 26 percento, così come stabilito dal governo Renzi con il decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014, inserito nel Documento di Economia e Finanza (DEF). L'aliquota verrà aumentata sulle rendite relative ai conto correnti, ai depositi di risparmio, ai fondi comuni, alle azioni, alle obbligazioni e su alcune categorie di polizze vita. Non saranno inclusi da questa nuova tassazione i buoni postali fruttiferi e i titoli di Stato che rimangono al 12,5 percento.
Per tutti gli strumenti finanziari già attivi si considererà una tassazione al 20 percento fino al 30 giugno, dopodiché la tassazione passerà al 26 percento. Per gli investimenti dove sono previsti i dividendi farà fede il momento in cui sarà effettuato il pagamento. Naturalmente, dal 2015 si passerà completamente alla nuova tassazione.
Si tratta della seconda manovra del genere dopo quella fatta dal governo Monti che portò dal 12,5 al 20 percento la tassazione sulle rendite. Con questo decreto si stima che per le casse dello Stato il gettito potrebbe essere di 2,6 miliardi di euro; meno di quanto lo Stato riuscì a recuperare nel 2013, con un importo pari a 11 miliardi di euro e nel 2012, con un importo pari a 9,2 milioni di euro. Questo aumento si allinea alla media europea (con il 25 percento) anche se in molti paesi europei questo aumento è progressivo, cioè legato alle fasce di reddito.