Sembra la storia di un film, ma non è così. Molti giovani disoccupati si rivolgono sempre più spesso alle case farmaceutiche per testare i nuovi prodotti. Molti si dicono soddisfatti del trattamento personale e soprattutto dei guadagni. Alcuni parlano addirittura di compensi di 3.600 euro per due settimane, ma il gioco vale la candela?



A quanto pare per molti di queste cavie umane, sì. Possono andarsene quando vogliono ed essere ugualmente retribuiti per il tempo concesso loro, ma soprattutto non temono eventuali problemi di salute. La crisi morde e la possibilità di portare a casa un salario val bene qualche rischio, anche se non tutti sanno quali.





Tanto per riferire alcuni dati circa questo lavoro, che c’è sempre stato ma che in questi ultimi tempi ha avuto un impennata, basta citare una informativa del governo indiano inviata alla Corte Suprema, secondo cui sarebbero morte oltre 2.600 cavie umane negli ultimi 7 anni, dal 2005 al 2012.



Questi decessi sarebbero da imputare a sperimentazioni di nuovi farmaci eseguiti su oltre 57.000  indiani, di questi 39.000 avrebbero portato a termine gli esami.



L’atto di accusa è rivolto principalmente alle case farmaceutiche straniere, ma senza trascurare la responsabilità anche da parte dell’industria farmaceutica indiana, che oggi ha avuto una grande diffusione ed utilizzo in tutto mondo.



Secondo questa nota, sarebbero stati testati oltre 475 farmaci, ma solo 17 avrebbero superato la prova per poi essere distribuiti in India.





A fronte di un tasso di mortalità così elevato, il resoconto riferirebbe anche di circa 12.000 unità, che hanno riportato gravi problemi di salute a seguito di questi esperimenti.



A fronte di campagne nazionali e non solo sull’abolizione di test sugli animali, ora si viene a sapere che esperimenti sono fatti anche sull’uomo senza che ci sia l’adeguata informazione o indignazione.

D’altronde si dirà che gli uomini firmano liberatorie su liberatorie e sono pienamente consapevoli di quello che fanno, anche se dovrebbero avere la possibilità di scegliere e non mettere a repentaglio la propria salute, se ci fosse un governo adeguato alle spalle, che dia sane opportunità lavorative alla sua popolazione. Ma questo è un altro discorso.





Fatto sta che molti disoccupati, presi dalla disperazione, sono disposti a tutto pur di sopravvivere, senza curarsi dei rischi che corrono. Situazioni simili purtroppo possono far emergere persone senza scrupoli, che pur di guadagnare non esitano a sfruttare chi è bisognoso con false promesse ed addirittura alimentare il mercato nero del traffico degli organi. Anche questa, però, è un’altra storia...