Tramite un tweet, il Presidente della Commissione Bilancio on. Francesco Boccia fa sapere che in Senato è arrivato il Decreto legge sull'IRPEF, "primo provvedimento utile" per sbloccare l'incredibile vicenda dei quota 96 (ormai ex). Al tweet rispondono le onorevoli Ghizzoni e Saltamartini affermando: "imporremo e voteremo proposta".

Stando alle dichiarazioni sopra riportate, siamo veramente giunti alla svolta per mandare in pensione il personale scolastico che da oltre due anni aspetta con ansia e trepidazione?

A dire il vero i tempi non giocano a loro favore.

Difatti un decreto legge per completare l'iter parlamentare ed arrivare alla sua approvazione definitiva impiega di solito non meno di sessanta giorni e facendo dei semplici calcoli, partendo dalla data del 28 aprile si arriverebbe al 28 giugno. Tempi veramente stretti, siamo a fine anno scolastico. I quota 96 chiedono all'on. Boccia di bruciare i tempi, sarebbe necessario anticipare la discussione e l'approvazione della proposta di legge unificata Ghizzoni-Marzana con le relative coperture finanziarie indicate dal Tesoro. A questo punto, sostengono sempre i quota 96 sul loro blog, il Governo potrebbe inserire entro maggio la proposta in un decreto legge per la sua approvazione.

Riuscirà l'on.

Boccia in simile "impresa"? I quota 96 fanno "il tifo" per lui, dopo anni di attesa e promesse andate a vuoto.

E sul fronte dei pensionamenti, quali le novità?

Per i dipendenti pubblici, finalmente sta per arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri la proposta della Ministra Marianna Madia avente come presupposto la "staffetta generazionale", caratterizzata dalla sospensione dal lavoro per i dipendenti pubblici nei 5 anni precedenti il momento di andare in pensione con 40 anni di anzianità contributiva.

La ministra Madia ha così definito la sua proposta "un processo di riduzione non traumatica dei dirigenti e, più in generale, dei dipendenti vicini alla pensione, per favorire l'ingresso dei giovani". Tale proposta porterebbe anche ad un risparmio per lo Stato, essendo lo stipendio dei nuovi assunti inferiore rispetto a chi è prossimo alla pensione.