L'indice Istat del 2012 ci dice che le donne in pensione sono più povere rispetto ai maschi. L'importo medio delle Pensioni, infatti, è più basso tra le donne (8.965 euro contro 14.728) e si riflette in un più modesto reddito pensionistico medio, 13.569 euro contro i 19.395 degli uomini. Un dato, però, è più allarmante degli altri: oltre la metà delle signore in pensione vive con meno di mille euro al mese. Più precisamente è il 52% di loro, contro il 32,2% dei maschietti. Ma non finisce qui. Il numero di uomini con un reddito pensionistico pari o superiore a 5.000€ è cinque volte quello delle donne.

L'istituto rileva che le diseguaglianze di genere sono più marcate al Nord: per quanto riguarda gli importi delle singole prestazioni e in relazione al reddito pensionistico dei beneficiari.

La regione in cui si rileva lo scarto maggiore tra reddito pensionistico maschile e femminile è la Liguria (più levato del 53,9%), seguita da Lazio (52,1% in più) e Veneto (51,6%). Invece, le regioni in cui si misura una minore disuguaglianza sono quelle del meridione. Le differenze più contenute sono rilevate in Calabria (19,9%), Basilicata (26,7%) e Molise (29,4%). La disaggregazione provinciale riflette evidenze del tutto analoghe a quelle riscontrate a livello regionale. Tra il 2002 e il 2008, il divario reddituale tra pensionati e pensionate è aumentato di 2,1 punti percentuali.

Anche il rapporto di dipendenza (rapporto tra il numero di pensionati residenti e popolazione occupata) è a svantaggio delle donne: 90,2 pensionate su 100 lavoratrici, contro 56,5 uomini ogni 100 lavoratori. L'unico aspetto su cui non ci sono divergenze sono le prestazioni del gruppo 'vecchiaia, invalidità e superstiti'. Sono il 78,1% delle pensioni di titolarità maschile e il 78,5% di quelle di titolarità femminile.

In quanti sapevano di queste disparità di trattamento economico? Secondo voi da cosa sono dovute realmente? Eppure, lavoratori e lavoratrici che operano in una stessa azienda percepiscono lo stesso stipendio. Che, ancora nel 2014, il lavoro femminile sia visto in modo discriminante?