Clamoroso colpo di scena nella vicenda dei quota 96; molti insegnanti, venendo a sapere quanto successo, sono rimasti letteralmente a bocca aperta. Nel corso della mattinata la Commissione Affari costituzionali del Senato ha licenziato il testo del decreto legge sulla Riforma della pubblica amministrazione, inserendo quattro emendamenti soppressivi.

Tra questi, quello che farà sicuramente discutere di più è destinato ad eliminare la soluzione di pensionamento che prevedeva di venire incontro agli insegnanti della Scuola appartenenti alla famosa Quota 96.

È saltata quindi la salvaguardia che dopo due anni di sofferenza dalla Riforma Fornero, doveva servire a porre rimedio ad una palese svista dell'esecutivo Monti.

Il taglio è una conseguenza delle mancate coperture

Alla fine la sofferta decisione è stata presa dopo che la Ragioneria di Stato ha puntato i piedi per le mancate coperture. I quota 96 avrebbero creato un pericoloso scoperto nel fabbisogno e nell'indebitamento netto del bilancio pubblico. Le cifre calcolate dal Governo non corrispondevano assolutamente ai calcoli dei tecnici, visto che i primi indicavano uscite e relative coperture per circa 34 milioni di euro mentre la Ragioneria dello Stato attestava l'ammontare esatto a 45 milioni di euro.

Di conseguenza, l'esecutivo ha presentato una proposta emendativa sulla questione, in modo da assicurare l'effettivo equilibrio di bilancio. Nella pratica, ha tagliato ogni possibile intervento in favore degli insegnanti con i requisiti quota 96 necessari al pensionamento. 

La rabbia degli insegnati e la delusione dei sindacati

È certo che una simile decisione, dopo le tantissime promesse che si sono succedete nel corso degli anni, non mancherà di generare polemiche e strascichi di malcontento.

Tanto più che la notizia sembrava ormai cosa fatta per i circa 4000 insegnanti che sarebbero stati interessati dal provvedimento. I sindacati e le associazioni degli insegnanti (Fic, Cgil e Gilda) parlano di plateale ingiustizia e di mancanza d'equità. I sindacalisti mettono in evidenza come gli insegnanti si sono visti cambiare le regole in corso d'opera con l'approvazione della riforma Fornero, sperimentando conseguenze devastanti nella vita privata.

Pressati dalla crisi economica e dalla fretta di agire, a partire dal 2011-2012 si è seguita una logica perversa di semplice riduzione della spesa, senza considerare quali effetti avrebbero dovuto subire per i lavoratori.

D'altra parte, la decisione arriva come un fulmine a ciel sereno quando ormai il problema sembrava essersi definitivamente risolto. Le tante promesse non mantenute dei Governi che si erano succeduti sembravano ormai un lontano ricordo. Facile intuire che la situazione nei prossimi giorni potrebbe farsi incandescente, anche se la speranza resta sempre l'ultima a morire.