È difficile descrivere quello che è successo se non come un piccolo pasticcio di fine estate. Può anche essere che si sia voluto tastare il polso della popolazione, visto che ad una prima apertura al contributo di solidarietà per le Pensioni più alte è subito seguito un secco no del Premier in carica: "le pensioni non si toccano". Quello che è certo è che le dichiarazioni del Ministro Giuliano Poletti circa la possibilità di un prelievo di solidarietà non sono state accolte con grande favore: l'alzata di scudi è arrivata immediatamente tanto dalla platea di potenziali soggetti interessati, quanto dai sindacati (che hanno promesso a tal proposito un "autunno caldo").

Una platea larga 16 milioni di elettori: il costo politico dell'iniziativa

Sarebbero circa 16 milioni i pensionati che fruiscono dell'Istituto italiano di previdenza sociale. Si tratta di elettori evidentemente molto sensibili al tema e in parte già oggetto di precedenti riforme al ribasso. In questo senso, la scelta di un simile indirizzo strategico potrebbero costare caro non solo alle tasche di chi si è ritirato dal lavoro, ma anche al Governo in carica. Questo dato sarà sicuramente stato oggetto di un'attenta valutazione sul costo politico inerente l'implementazione di un contributo di solidarietà. Nonostante ciò, dopo la recente riforma Fornero del 2011, il tema della previdenza continua a presentare problemi urgenti e non procrastinabili.

Si pensi ad esempio alla questione degli esodati, senza lavoro e senza possibilità di accedere al welfare pubblico, se non attraverso un sistema di salvaguardie estemporanee e rinnovate di volta in volta, come se ci fosse una spada di Damocle pendente sulla testa degli interessati.

Il Governo Renzi studia possibili interventi sostitutivi

Scartata l'idea del contributo di solidarietà, resta l'idea di rendere maggiormente flessibile l'uscita anticipata dal mondo del lavoro.

La linea rossa da non superare resta l'impatto zero sul bilancio pubblico, pertanto delle soluzioni alternative non possono che arrivare dalla spending review e da alcune forme di penalizzazione per i lavoratori che decidono di lasciare in anticipo il proprio impiego. Ma per scoprire quale sarà il prezzo da pagare per sistemare gli intoppi della precedente riforma previdenziale bisognerà con tutta probabilità aspettare l'autunno, quando i conteggi del Def saranno ormai definitivi.