Più che voglia di pensione, quella degli insegnanti e del personale Ata è voglia di giustizia. Perché nel lontano 2011 sono stati privati dei loro diritti 4000 lavoratori dell'ambito scolastico, a causa della grave crisi che è piombata sull'Italia e della necessità di riformare il sistema previdenziale nel più breve tempo possibile. La cancellazione con un tratto di penna della quota 96 si è abbattuta in modo improvviso e incalcolabile su chi pensava di aver già maturato quanto necessario al pensionamento e si stava organizzando per vivere con serenità la propria terza età.

Ecco l'errore che ha bloccato i pensionamenti scolastici. La quota 96 è un meccanismo di calcolo previsto dalla legge 247 del 2007 che doveva prevedere il pensionamento secondo la somma di età anagrafica e anzianità di contribuzione; per poter accedere al trattamento, bisognava aver accumulato almeno 60 anni di età e 36 di servizio, oppure 61 anni di età e 35 di servizio. La somma algebrica dei due parametri è il numero 96, da cui ha preso nome l'ormai famosa quota di pensionamento. Per gli insegnanti, questo meccanismo si è interrotto improvvisamente nel 2011, quando il Governo Monti ha eliminato i requisiti in corsa perché la riforma del Ministro Fornero prevedeva al 31 dicembre del 2011 il valico tra vecchio e nuovo regime pensionistico, ma bisogna tenere conto che nella Scuola pubblica l'annualità segue l'espletamento del servizio (che va da settembre dell'anno incorso a settembre di quello successivo).

Le ragioni degli insegnati Quota 96 rimasti bloccati nella previdenza

È principalmente sulla base della svista appena spiegata, dovuta secondo la stessa Fornero dall'urgenza con cui si è dovuto preparare il provvedimento (a causa del precipitare degli eventi economici), che 4000 insegnanti della scuola pubblica chiedono un intervento risolutivo al Governo Renzi.

Fino ad oggi si è cercato di trovare delle soluzioni alternative, arrivando anche molto vicini all'obiettivo, ma senza poi concretizzare nulla. Il tentativo più recente è stato formalizzato con la Riforma della pubblica amministrazione 2014; nel caso specifico, si prevedeva l'uscita dei quota 96 dal circuito scolastico, ma il Governo ha dovuto rinunciare a causa della mancanza di coperture.

Le speranze degli insegnanti sembrano ora concentrate verso un intervento di aggiustamento più ampio del sistema previdenziale, visto che i quota 96 si spartiscono gli oneri della riforma con esodati e con tutti coloro che sono rimasti tagliati fuori dal circuito del welfare previdenziale e al contempo assistenziale.