L'unica certezza è che sicuramente non andranno in pensione dal prossimo 1° settembre, come si era ipotizzato, i docenti e il personale Ata bollato con il nome di "Quota 96". Si tratta dei docenti e lavoratori pubblici della Scuola che, avendo maturato i requisiti anagrafici e contributivi richiesti per andare in pensione di anzianità o di vecchiaia nel periodo tra il 31 dicembre 2011 e il 31 agosto 2012 secondo la normativa previgente l'entrata in vigore del decreto legge 201/2011 (la riforma Fornero), avevano fatto richiesta di pensionamento al pari dei colleghi docenti ed impiegati che avevano maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011.

Quali sono i requisiti richiesti è ben noto per chi è in prossimità della pensione: per la pensione di anzianità è necessario avere 60 anni di età e 36 di contributi, oppure, in alternativa, 61 anni di età e 35 di contributi, oppure, senza contare l'età anagrafica, 40 anni di contributi. Per la pensione di vecchiaia, invece, è necessario aver compiuto i 65 anni di età, mentre solo per le donne, in alternativa, 61 anni di età e 20 di contribuzione.

La proposta di legge che avrebbe potuto risolvere il problema dei "Quota 96", all'art. 1-bis del DL 24 giugno 2014, n 90, non ha avuto il via libera al Senato dopo aver avuto l'ok alla Camera: ragione per la quale è stata respinta e dei Quota 96 non si sa nulla da almeno una settimana a questa parte.

Le ragioni che hanno spinto a negare il via libera al decreto sono state indicate nella mancata copertura finanziaria della misura. Copertura finanziaria, in realtà, che non si sa nemmeno per quale importo esatto: non si ha un numero certo dei Quota 96 che secondo un monitoraggio del Miur, fatto nell'ottobre dello scorso anno, si aggirerebbe attorno alle 4 mila unità, mentre per l'Inps si tratterebbe di non meno di 9.000 tra docenti e Ata.

Non si sa nemmeno, e non è stato fatto alcun monitoraggio a riguardo, su quanti effettivamente avrebbero chiesto di cessare servizio per andare in pensione dal 1° settembre 2014 ed, inoltre, è caduta anche la possibilità di ricalcolare l'assegno pensionistico per le lavoratrici che, per non rimanere incagliate nelle maglie della Riforma Fornero, scelsero di anticipare la cessazione del servizio optando per il calcolo contributivo, meno favorevole.

Ora anche se il Governo dovesse mantenere la promessa di un provvedimento urgente, come annunciato da Renzi, da Madia e dalla stessa Giannini, che possa essere discusso e votato entro la fine di agosto o, al massimo, nei primi giorni di settembre, è davvero improbabile che i docenti e il personale Ata che vogliano cessare il servizio possano riuscire a godersi la pensione già nell'anno scolastico 2014/2015. È un procedimento laborioso e i tempi sono stretti e settembre, tolti i numerosi giorni di vacanza dei politici, è davvero alle porte.