La rivoluzionaria riforma Scuola di Renzi, chiamata anche La Buona Scuola o patto educativo, non porta buone notizie per chi ha frequentato o ancora sta frequentando il TFA (Tirocinio Formativo Attivo). Il sistema di reclutamento sta per cambiare, visto che saranno svuotate le graduatorie e le assunzioni avverranno solo per concorso, già a partire dal 2016. Il TFA è già morto. Per questo motivo, la prof.ssa Arianna Cipriani del Coordinamento Nazionale Tfa Ordinario, che abbiamo intervistato qualche mese fa, si è rivolta ai colleghi tieffini per trovare una soluzione al problema che si è posto loro davanti.

Ecco i punti salienti che la Cipriani ha esposto, in attesa dei pareri e delle idee degli altri colleghi.

TFA e riforma della scuola: è allarme?

Arianna Cipriani definisce la situazione lavorativa per i tieffini 'tremendamente grave'. Poi elenca alcuni punti e le possibili strategie da adottare (ancora in valutazione). Una volta nazionalizzate le Graduatorie ad esaurimento, quei docenti occuperanno quasi tutti gli spazi dell'organico di fatto, a scapito degli altri. Quali i rischi?

- Si sminuisce il ruolo dei docenti neo-assunti che dovranno occuparsi di 'altre attività'; 
- il Ds sceglie a chi dare crediti e aumenti, con il forte rischio di clientelismo e personalismi; 
- i docenti di II GI saranno chiamati raramente e per brevi periodi, senza contare che per entrare in ruolo dovranno affrontare il concorso.

TFA e riforma della scuola: le proposte

Le proposte del Coordinamento TFA in valutazione sono le seguenti: 1) Diritto al doppio canale anche per gli abilitati in II fascia GI (concorsi regolari per soli abilitati e scorrimento per il ruolo anche della II fascia), in subordine al piano di reclutamento dei docenti dalle Gae. 2) La II fascia conta circa 80mila docenti abilitati tra TFA, TFA 2014 e PAS, per cui stop alle abilitazioni con TFA e PAS, per impedire che le università si finanzino diventando 'abilitazionifici' e inserendo altri docenti in una strada senza sbocco. 3) Chiedere una maggior tutela per chi è stato abilitato dallo Stato a spese proprie.