Resta al centro delle polemiche della scuola la questione della Quota 96 e degli insegnanti e lavoratori ATA che non hanno avuto accesso al pensionamento, nonostante il rispetto formale dei parametri d'età e di contribuzione. Ricordiamo che nella categoria rientrano circa 4000 dipendenti pubblici, che sono rimasti tagliati fuori dal pensionamento con la Riforma Fornero del 2011 e che da circa tre anni attendono un provvedimento di salvaguardia in merito.

Il piano dell'esecutivo della scuola non contempla la vicenda

Negli scorsi giorni il Governo Renzi ha presentato un piano di rinnovamento del settore scolastico, focalizzato tra 12 punti che prevedono anche la valorizzazione e la revisione della gestione del personale.

Sulla vicenda dei Q96 è invece calato il silenzio, tanto che il nuovo anno scolastico vedrà i docenti nuovamente impegnati con i ragazzi. È così che la quota 96 è ormai ufficialmente divenuta quota 99 e potrebbe andare ancora peggio se nella prossima legge di stabilità 2015 non si interverrà in modo definitivo per risolvere la vicenda. In merito alla questione è intervenuto anche Cesare Damiano, che attualmente occupa il ruolo di Presidente della Commissione Lavoro di Montecitorio. Le sue parole sono rivolte all'intero esecutivo Renzi e sottolineano il fatto che la situazione non possa restare a lungo in uno stato di stallo: "vogliamo ricordare al Governo che bisogna anche risolvere il problema di quota 96 degli insegnanti, per porre rimedio ad un errore che ha intrappolato ingiustamente 4000 docenti che non possono andare in pensione, pur avendone diritto".

La soluzione nella possibile pensione anticipata con la legge di stabilità

Purtroppo le condizioni generali dell'economia nell'ultimo periodo non sono certo state di aiuto per il Governo e indirettamente per il problema dei lavoratori bloccati nella scuola. Le previsioni di crescita (seppure leggera) sono state disattese e la coperta è diventata improvvisamente troppo corta per le promesse e gli annunci fatti anche solo pochi mesi fa.

Al momento la soluzione più probabile resta ancora l'introduzione della flessibilità nell'uscita dal lavoro, ovvero di una nuova forma di pensione anticipata rispetto ai criteri definiti dalla Riforma Fornero, seppure questo potrebbe significare una penalizzazione nella mensilità dell'1% o del 2% dell'importo. Ma per qualsiasi novità, bisognerà attendere come minimo la prossima legge di stabilità già citata in precedenza, che però sarà discussa solo a partire dal prossimo autunno.