E' allineata ai format di insegnamento di una buona parte dei Paesi della Comunità europea l'importante novità prevista dalle linee guida della riforma della Scuola che prevede la possibilità dell'insegnamento di una materia all'ultimo anno di Scuola in lingua straniera. Pertanto, sia che si tratti dell'ultimo anno dei licei, che del quinto anno degli istituti tecnici, la formazione in una materia che potrà essere la Geografia, la Matematica, la Filosofia o la Storia dell'arte dovrà avvenire in lingua straniera per rafforzare le competenze linguistiche degli studenti.

Competenze che poi potranno essere spese negli step successivi della formazione o direttamente nel mondo del lavoro. La novità verrà introdotta nel mondo della Scuola in maniera graduale: sarà lo stesso istituto a scegliere la disciplina da insegnare in lingua straniera, mentre per i licei linguistici, gli insegnamenti in lingua straniera riguarderanno due materie e già a partire dal quarto anno.

L'obiettivo al quale vuole giungere il Ministero dell'Istruzione è quello di coprire in lingua straniera la metà delle ore di tutti gli indirizzi, tenendo conto delle difficoltà produrre un simile risultato per tutte le scuole: a tal proposito gli istituti potranno avvalersi di conversatori ed assistenti linguistici, oltre ad impostare in maniera più flessibile la didattica stessa.

In una prima fase di sperimentazione, quindi, si terrà conto della situazione e delle esigenze delle singole scuole. Non mancheranno anche le criticità di carattere amministrativo: attualmente ben mille e duecento istituti sono retti da reggenti e tanti sono ancora i dubbi non sciolti sul sistema di valutazione, sul futuro piano di assunzione dei circa 150 mila docenti e sui problemi derivanti dal mancato rinnovo del contratto nazionale.

In più, finora, non abbiamo un riscontro oggettivo dei diretti interessati a questa riforma: gli studenti ed i professori e sulla loro preparazione all'insegnamento, all'apprendimento e alla conversazione in lingua. Molte di queste risposte le avremo già nei due mesi che il governo ha dedicato alle consultazioni delle parti interessate, dal 15 settembre al 15 novembre. A seconda di questi pareri, tasteremo il gradimento al nuovo corso della scuola.