Resta lo stallo sul dibattito in corso tra Governo Renzi e lavoratori precoci, usuranti e disagiati. Purtroppo a una settimana dall'approvazione della legge di stabilità 2015 è risultato evidente che neanche le ipotesi di mediazione in arrivo dal Parlamento sono andate a buon fine. Il riferimento è con tutta evidenza al "progetto Damiano", una proposta di flessibilizzazione degli attuali vincoli previdenziali volta a concedere in via generalizzata la pensione anticipata a tutti gli attori coinvolti, con tre requisiti precisi:

  • 62 anni di età;
  • 35 anni di contribuzione;
  • 2% di penalizzazione sulla mensilità erogata per ogni anno mancante rispetto ai requisiti formali attualmente in vigore.

Purtroppo il progetto Damiano è stato semplicemente ignorato dal Governo Renzi, visto che dai primi conti dei tecnici della Ragioneria dello Stato e del Ministero dell'Economia il costo per poter dare seguito alla misura sarebbe stato troppo elevato: si è parlato di una stima di budget tra i 30 e i 40 miliardi di euro. Una cifra semplicemente improponibile per il bilancio italiano, che dovrà invece trovare importanti aree di risparmio.

Le condizioni dei lavoratori precoci, usuranti, quota 96 e disagiati restano critiche. Soluzione difficile da trovare.

Resta il fatto che migliaia di famiglie siano ora in difficoltà a causa della legge 214/2011, con la quale di fatto si sono innalzati improvvisamente i requisiti di accesso al pensionamento; ne consegue che chi aveva fatto i conti basandosi sulle regole precedenti si è trovato di colpo in una specie di limbo, talvolta rimanendo addirittura fuori dal lavoro e fuori dal sostegno dell'Inps. Oltre agli esodati (gli unici ad aver ottenuto la sesta salvaguardia dal Parlamento), di questa platea fanno parte anche i lavoratori precoci: si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare in giovane età (prima dei 20 anni) e che ora non possono andare in pensione nonostante abbiano già maturato oltre quattro decenni di versamenti. Per non parlare di chi ha svolto lavori usuranti e ha problemi fisici nel mantenersi attivo, oppure di insegnanti e quota 96 della scuola, che i requisiti al pensionamento li avrebbero già maturati. Per tutti loro la speranza era di poter accedere alla pensione anticipata, una possibilità che però sembra sempre più lontana; senza contare che in questo modo si blocca anche il naturale ricambio generazionale, con le ricadute negative sulla disoccupazione giovanile che ben conosciamo.

La nuova proposta si concentra sulle mini Pensioni; ma i lavoratori esprimono il loro malcontento

Nel frattempo una nuova ipotesi di soluzione è arrivata dal Neo Commissario dell'Inps Tiziano Treu, che ha parlato di mini pensioni. L'idea è di flessibilizzare il sistema previdenziale permettendo un'uscita anticipata a tre anni dal raggiungimento dei requisiti di legge, attraverso la concessione di un prestito pensionistico dall'Inps. Il debito che si verrebbe a creare con il contribuente dovrebbe essere successivamente ripianato attraverso delle trattenute sull'importo della pensione erogata. Chiaro che se da un lato alcuni lavoratori sarebbero disposti ad accettare il compromesso pur di andare in pensione, sono in molti a catalogare questo sistema come un palese ingiustizia: tra i nostri lettori che chi chiede ironicamente di dare "mini pensioni" ai politici, oppure di applicare "mini prezzi" per rendere sostenibile il costo della vita. Per restare aggiornati potete cliccare sul pulsante "segui" disponibile in alto.