Con l'approvazione della legge di stabilità 2015, molto attesa dai futuri pensionandi e dai lavoratori in situazione di disagio, si è avuta la definitiva sconfessione del Progetto Damiano sulla possibilità di offrire il pensionamento anticipato in via generale a tutti i contribuenti. Ottobre si sta quindi per chiudere con la certezza che nessuna soluzione tecnica in grado di modificare profondamente la Riforma Fornero del 2011 sia realmente possibile. Il progetto di derivazione parlamentare prevedeva due semplici requisiti per ottenere il pensionamento anticipato:
- 62 anni di età anagrafica;
- 35 anni di contribuzione.
Al pensionato sarebbe stata successivamente applicata una trattenuta del 2% sulla mensilità, per ogni anno mancante rispetto ai requisiti formali attualmente in vigore.
Purtroppo per trasformare in legge questa proposta di pensione anticipata i tecnici della Ragioneria dello Stato hanno stimato un costo che va dai 30 ai 40 miliardi di euro, un budget considerato come troppo oneroso per le casse dello Stato.
Pensione per precoci, usuranti e disagiati: quali saranno le ipotesi di soluzione e gli scenari più probabili per la pensione anticipata?
Il problema appena descritto tocca con particolare gravità alcune delle figure che sono sorte con la riforma previdenziale portata avanti dal Governo Monti nel 2011. La sostenibilità dell'Inps è stata barattata con l'innalzamento dei requisiti anagrafici e contributivi, tanto che molti lavoratori in procinto di accedere alla pensione si sono ritrovarti costretti a fermarsi ulteriormente sul lavoro.
È il caso dei lavoratori precoci, con più di quarantanni di contribuzione alle spalle e nonostante ciò, bloccati fuori dalla previdenza a causa del vincolo anagrafico. Sorte similare è toccata ai tanti che svolgono lavori usuranti, oppure agli insegnanti e lavoratori ATA quota 96 della scuola pubblica. Proprio per quest'ultimi sembra valere maggiormente la strategia attendista del Governo Renzi, che ha deciso di mantenerli come lavoratori attivi nel piano de #labuonascuola, mentre le bocche restano comunque cucite anche per le altre categorie.
L'impressione è che l'esecutivo abbia deciso di spegnere i riflettori sulla vicenda, anche perché le risorse disponibili sono in grado di risolvere solo alcune delle situazioni elencate e in caso di sanatorie ci sarebbe il rischio concreto di rivendicazioni legali da parte degli esclusi.
Tiziano Treu pensa a soluzione senza costi per lo Stato.
Scenario probabile?
Nel frattempo è intervenuto sulla questione il Neo Commissario dell'Inps Tiziano Treu, dopo che il suo predecessore Vittorio Conti aveva già ribadito l'importanza per il Governo di intervenire con misure di flessibilizzazione del pensionamento, anche eliminando i vincoli anagrafici (purché si passasse al calcolo contributivo per il pagamento della mensilità). La nuova proposta apre per la fine dell'anno 2014 lo scenario delle mini Pensioni. Nella pratica l'inps potrebbe offrire ai lavoratori disagiati il denaro utile al versamento di tre anni di contributi, tanto da poter permettere il pensionamento; il prestito pensionistico sarebbe poi ripianato attraverso una trattenuta da applicare sulla mensilità erogata.
Il vantaggio di questa ipotesi è che i costi per i bilanci pubblici sarebbero bassissimi, se non nulli. E voi cosa pensate al riguardo delle mini pensioni? Lo ritenete anche voi uno scenario probabile entro la fine dell'anno? Fateci sapere la vostra opinione con un commento all'articolo. Se invece desiderate restare aggiornati potete utilizzare il tasto "segui" disponibile in alto.