I lavoratori chiamano, ma la politica non sembra potere e volere rispondere. È questa la sintesi della situazione venutasi a creare dopo che la legge di stabilità 2015 ha di fatto ignorato le migliaia di famiglie in difficoltà, in seguito alla legge Fornero approvata nel 2011. La platea è purtroppo vasta quanto diversificata: lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare prima dei vent'anni e che non possono accedere al pensionamento nonostante oltre quattro decenni di versamenti. Oppure persone che hanno svolto lavori usuranti e che hanno problemi fisici a proseguire nell'attività.
Per non parlare dei quota 96 della scuola, con i requisiti per il pensionamento formalmente maturati e nonostante ciò, costretti a restare sul lavoro per un periodo supplementare che può raggiungere anche i sette anni. Tutte queste persone aspettavano una sanatoria dal Governo Renzi, visto che gli esecutivi precedenti non si erano dimostrati in grado di risolvere la questione. Ormai gli anni passano e sempre più lavoratori pensano che la politica non sia in grado di sistemare le tante situazioni problematiche appena elencate, adottando di conseguenza una strategia attendista con la speranza che i disagi si "risolano al raggiungimento dei nuovi requisiti di legge".
Bocciato il Progetto Damiano.
I tecnici: irricevibile, costo tra i 30 e i 40 miliardi di euro
Stante la situazione, non sono certo mancate le polemiche sulle tante soluzioni proposte (e finora mai attuate) dalla politica. L'unica sanatoria effettivamente riuscita riguarda la sesta salvaguardia dei lavoratori esodati, che però risultavano davvero in una situazione molto critica; senza reddito da lavoro e senza possibilità di accedere all'Inps, finora hanno trovato delle soluzioni "tampone" attraverso la via parlamentare, tanto che nel 2016 si troveranno nuovamente fuori dalle coperture.
Per allora il Governo Renzi spera di essere riuscito a trovare la "quadra". Di sicuro c'è che la proposta del Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, è apparsa come irricevibile: l'idea di offrire la pensione anticipata a precoci e usuranti con 35 anni di contribuzione e 62 anni di età sembrava aver accesso le speranze dei lavoratori, ma i tecnici del Ministero dell'economia e della Ragioneria dello Stato hanno stimato i costi in una cifra enorme: dai 30 ai 40 miliardi di euro.
Decisamente troppo per le attuali casse dello Stato, che al contrario avrebbero necessità di una severa attività di spending review.
Nuova ipotesi, esce allo scoperto il Progetto Treu: dalla pensione anticipata alle mini Pensioni. C'è speranza per i lavoratori disagiati?
Nel frattempo, si cerca di aggirare l'ostacolo del bilancio pubblico offrendo delle soluzioni alternative alla classica pensione anticipata. L'ultima idea proviene dal Neo Commissario Inps Tiziano Treu, che avrebbe proposto di far approvare una sorta di mini pensioni: il lavoratore potrebbe entrare nelle tutele dell'Inps tre anni prima del dovuto, grazie all'anticipo dei contributi mancanti. Contributi che però dovrebbero essere sostituiti successivamente, con delle trattenute sulla mensilità pensionistica erogata.
Un'idea di riforma della previdenza che non piace a moltissimi pensionandi, ma che viene comunque valutata per essere una possibilità concreta di soluzione. Anche se al ribasso, la speranza è che si arrivi ad offrire finalmente una tutela previdenziale per i soggetti che vivono ingiustamente situazioni di disagio. Aspettiamo i vostri commenti e vi invitiamo a cliccare su "segui" per restare aggiornati sulle ultime novità.