Il capitolo pensioni oggi segna un'altra importante tappa in Senato. In discussione ci sono il maxi emendamento che elimina le penalizzazioni al pensionamento anticipato fino al 2017, la discussione sulle Pensioni d'oro che va alla Consulta e la questione non ancora tramontata dei Quota 96 del comparto scuola. La legge di stabilità continua il suo percorso prima delle dimissioni di Napolitano.

Interrogazione parlamentare

La presenta l'on. Manuela Ghizzoni in merito alla vicenda dei Quota 96 rivolgendosi al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini per sottolineare l'aggravio di costo conseguente a voler tenere in servizio personale ultrasessantenne.

L'on. Ghizzoni sostiene che il personale con più di 60 anni è spesso costretto per motivi di salute ad assentarsi dal lavoro comportando questo un aumento dei costi a carico del Miur, dell'Inps e del SSN. Non si è mai voluto, continua nella interrogazione parlamentare, considerare quali conseguenze derivassero dall'innalzamento coatto dell'età lavorativa ed il conseguente costo sociale per mantenerli al lavoro. Alla luce di questa realtà sembra pertanto lungimirante provvedere consentendone il pensionamento anticipato.

Stop penalizzazioni anticipo pensione

E' slittata ad oggi la discussione del maxi emendamento in Senato alla legge di stabilità che dovrà rendere esecutive le misure per interrompere gli effetti penalizzanti verso chi decide di andare in pensione prima dei 62 anni.

Attraverso questo stop , fino al 2017 non verranno più applicate misure disincentivanti per chi sceglie l'uscita anticipata dal lavoro prima del raggiungimento del sessantaduesimo anno di età. La discussione è iniziata alle 10.00 e si dovrebbe conoscere l'esito nel corso della giornata odierna.

Pensioni d'oro

Sarà la Consulta a dire l'ultima parola sul provvedimento che imporrà un tetto alle pensioni d'oro già oggetto di centinaia di ricorsi da parte dei dipendenti di Montecitorio.

Da parte dei giudici interni che ricordiamo sono Fulvio Bonavitacola, Ernesto Carbone e il presidente Francesco Bonifazi, tutti appartenenti ai democratici, è stata presa la decisione di rivolgersi direttamente alla Corte Costituzionale per superare l'impasse prodotto dagli stessi ricorsi. La sensazione è che la decisione finale si allineerà all'iniziale paletto fissato, ossia che le indennità potranno essere interessate dai tagli.