Il referendum per l'abrogazione della riforma Fornero continua il suo percorso dopo il rinvio di quest'oggi. Nulla di fatto quindi sul fronte abrogazione in seguito alla richiesta, accolta dalla Corte, di concedere un rinvio per mancata notifica. Il prossimo appuntamento è previsto pertanto tra sei giorni, esattamente per le 20.30 del 20 gennaio. Soddisfatto Roberto Calderoli, primo firmatario del referendum, per la decisione della Consulta che consentirà ora agli uomini di Salvini di perfezionare le memorie difensive a sostegno dell'iniziativa dopo che qualcuno aveva cercato di condizionare la Corte per la decisione e impedire l'approvazione del referendum.

I contrari alla abrogazione della riforma Fornero

A favore di una pronuncia che decreti l'inammissibilità del referendum ci sono colei che la formulò, l'ex ministro del governo Monti Elsa Fornero, l'economista Giuliano Cazzola e l'ex Presidente Inps Tiziano Treu. La ragione è nella mancanza di una valida alternativa ad una legge che assicuri risparmi allo Stato per 80 miliardi fino al 2027. Eliminare una legge sgradita è facile, non come trovare però misure alternative per sostituirla, affermano i difensori della contestata riforma pensionistica del 2011.

I favorevoli alla abrogazione della riforma Fornero

Oltre ai promotori del referendum leghista a favore di una cancellazione della riforma Fornero troviamo i sindacati in primis, Cisl e Cgil che si dichiara pronta a votare per l'eliminazione, più diversi parlamentari rappresentanti dell'opposizione.

Su tutti l'ex ministro del Lavoro del governo Prodi on Cesare Damiano e Maurizio Sacconi di Forza Italia. La questione esodati è l'emblema stesso del fallimento di un sistema pensionistico che doveva dare tutela a chi non ha più un lavoro, secondo il parlamentare 'forzista'.

Chi si avvantaggerebbe di questa eliminazione e chi no

Ovviamente, in prima fila si trovano gli esodati rimasti senza tutele da 4 anni a questa parte e tutti quei lavoratori che allo stato attuale devono aspettare di aver compiuto 66 anni e tre mesi di età e i Quota 96 della scuola che eviterebbero un ritorno al lavoro, magari nell'organico funzionale come ipotizzato dal ministro Giannini.

Il ritorno al precedente sistema retributivo porterebbe però con se conseguenze tutt'altro che positive per coloro che attendono novità sul fronte anticipazione della pensione, data la voragine che si aprirebbe nei conti pubblici.