Assomiglia sempre più ad un percorso ad ostacoli quello che condurrà il governo Renzi a ratificare la riforma delle pensioni 2015: sebbene dalle parti di Palazzo Chigi si sia finalmente cristallizzata la consapevolezza di dover intervenire sul fronte della previdenza con la costituzione di un inter anti-Legge Fornero Renzi continua a rimanere fermo su 'vecchie' convinzioni. Meno di un mese fa il Premier ha ricevuto in visita Angela Merkel e in successione una delegazione di membri della Commissione UE, un ciclo di meeting che hanno dato allo stesso Renzi l'esatta dimensione di quello che l'Italia può fare: si ad una manovra di riforma, no a investimenti ingenti che potrebbero incrementare il monte spese previdenziale.

Tra i più attivi a sostenere il processo di riforma il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano, che parlando di riforma Pensioni 2015 e prepensionamento continua a sostenere le due ipotesi inserite nel ddl che reca il proprio nome: Quota 100 da una parte e configurazione di un meccanismo che consenta l'abbandono dell'impiego a quota 62 anni di età più 35 di contributi dall'altra. Anche il ministro Poletti ha recentemente ribadito la necessità di intervento andando a 'sposare' in pieno l'avvio di un inter anti-Fornero, ma come la storia di questi 11 mesi ci ha insegnato l'ultima parola spetterà al Premier.

Riforma pensioni 2015 e prepensionamento, via all'iter anti-Fornero: scontro Damiano-Renzi - Poletti e Boeri favorevoli ad una manovra strutturale

Parlando di riforma pensioni 2015 e prepensionamento si va dunque creando un doppio asse: da una parte Poletti e Damiano che spingono per la creazione di un sistema di norme in deroga alla Legge Fornero, dall'altra Renzi, che complice i richiami dell'UE (ma anche una storicamente limitata sensibilità nei confronti del comparto previdenziale) si mostra parecchio restio ad autorizzare provvedimenti di riforma. L'impressione è che l'ex sindaco di Firenze, differentemente da forze politiche e giuslavoristi, non abbia 'utilizzato' nel giusto modo il no opposto dalla Consulta in merito al referendum abrogativo pro Legge Fornero: per quasi tutti i membri del governo Renzi quel pronunciamento è diventato una molla per agire andando a sfumare i contorni di un provvedimento che comunque lo si guardi non è più in grado (ammesso che lo sia mai stato) di disciplinare il comparto previdenziale. Per quasi tutti ma non per Matteo Renzi, che continua a privilegiare altre questioni.



Favorevole ad una riforma delle pensioni 2015 ampia e articolata che includa anche un riassetto dell'istituto del prepensionamento il neo presidente INPS Tito Boeri, che ha già proposto diverse soluzioni. Una su tutte il taglio delle pensioni d'oro al di sopra dei 3mila euro al mese, proposta che abbastanza curiosamente giunge a poche settimane dall'ennesimo no opposto dalla Camera dei Deputati al taglio di vitalizi e pensioni d'oro indirizzate agli ex deputati. L'ultimo ingrediente dunque perché si possa arrivare ad una riforma finalmente strutturale del comparto previdenza passa dalla 'coscienza' di Renzi, una presa di consapevolezza la sua dalla quale dipenderà il futuro di milioni di lavoratori. Seguiremo tutti gli sviluppi, se desiderate rimanere aggiornati vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' poco sopra il titolo del pezzo.