Resta alta l'attenzione della politica sulla delicata questione dei lavoratori precoci, ovvero di coloro che in seguito all'approvazione della legge Fornero si sono trovati di fronte ad una serie di penalizzazioni per poter accedere alla pensione anticipata. Nella pratica, le misure decise nel 2011 per salvare l'Italia dalla crisi dello spread hanno previsto l'approvazione di penalizzazioni finanziarie sulle mensilità erogate per questa categoria di pensionati, ovvero una decurtazione della rendita che si fermava all'1% qualora il pensionamento avveniva prima dei 62 anni d'età, ma che poteva arrivare al 2% per chi otteneva la quiescenza a meno di 60 anni.
L'intervento del Governo Renzi con la legge di stabilità 2015 e il presupposto di discriminazione tra diversi pensionati
Proprio in relazione a questa vicenda, un importante elemento di discontinuità si è registrato al termine dello scorso anno, quando l'esecutivo attualmente in carica, attraverso la legge di stabilità, ha dato l'avvio ad una sanatoria nei confronti dei lavoratori precoci, eliminando di fatto le penalità per tutti coloro che avrebbero maturato i requisiti di pensionamento anticipato a partire dal primo gennaio 2015 e fino al 31 dicembre 2017.
È chiaro che il provvedimento è stato accolto con favore dai diretti interessati, ma d'altra parte ha creato non pochi malumori in quei lavoratori che avevano avuto accesso al pensionamento subendo le penalizzazioni previste dalla Riforma Fornero, perché nella pratica si è realizzato un diverso trattamento per la stessa platea di beneficiari della misura.
Dal Parlamento arriva richiesta d'intervento per uniformare situazione dei lavoratori precoci
Stante la situazione, al riguardo della faccenda è intervenuta negli scorsi giorni la Parlamentare Maria Luisa Gnecchi del Partito Democratico, che ha chiesto all'esecutivo di riconsiderare la questione cercando di implementare dei correttivi e armonizzando le condizioni e i criteri di pensionamento tra gli stessi lavoratori precoci.
Nella pratica, la soluzione proposta dall'Onorevole consiste nella depenalizzazione degli assegni già erogati, una possibile misura che però si scontra con la difficile situazione di bilancio, anche perché la platea delle persone potenzialmente coinvolte secondo gli ultimi dati forniti dall'Inps supera le 20.000 unità.
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