Febbraio si sta ormai inoltrando verso la metà del mese e le discussioni da parte della politica sul delicato tema delle pensioni sembra ormai destinato a protrarsi almeno fino alle porte della primavera. Negli scorsi giorni è infatti stata comunicata l'agenda dell'esecutivo Renzi, che ha fissato per il 20 febbraio 2015 il nuovo Consiglio dei Ministri. Purtroppo la previdenza non sarà oggetto di discussione, visto che in ordine hanno priorità la riforma del lavoro (attraverso l'approvazione del Jobs Act) e il Ddl sulla concorrenza. Il Ministro Poletti ha confermato attraverso delle dichiarazioni risalenti agli scorsi giorni, che prima di risolvere questi punti non sarà possibile discutere una riforma strutturale dei meccanismi di pensionamento, anche se nel medio termine viene dato per scontato un intervento risolutivo.
Vi è, infatti, la consapevolezza che l'estrema rigidità degli attuali meccanismi di pensionamento possa mettere in dubbio la tenuta sociale del Paese, anche perché i riverberi del blocco previdenziale sta colpendo anche i lavoratori più giovani, che faticano ad entrare nel mondo del lavoro.
Sindacati, la Cgil torna a chiedere al Governo un intervento sulle pensioni: via i vincoli della legge Fornero
Sul tema della previdenza sono tornati a farsi sentire anche i sindacati. La Cgil ha inviato una nota al Governo chiedendo di ripristinare le logiche di pensionamento antecedenti all'irrigidimento del sistema che si è verificato con l'introduzione della legge Fornero. Tra le richieste del sindacato troviamo il ripristino della quiescenza già a partire dai 60 anni di età, oppure in alternativa l'accesso all'Inps non appena vengono maturati i 40 anni di versamenti contributivi.
Si sottolinea poi la necessità di risolvere definitivamente il problema dei lavoratori Quota 96 nella scuola e di introdurre delle nuove forme di tutela per chi ha la pensione minima e per coloro che patiscono situazioni lavorative discontinue. Infine, si chiede di eliminare il sistema dell'aggiornamento dei requisiti previdenziali basato sul calcolo dell'aspettativa di vita, perché considerato ingiusto e punitivo.
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